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Paleolitico, il dentino di Isernia sulla rivista internazionale Plos One

ISERNIA. La scoperta di un dente da latte nel sito di Isernia La Pineta, ad oggi il reperto umano più antico in Italia, è stata pubblicata sulla rivista americana internazionale ‘Plos One’. La ricerca è stata coordinata dal professor Carlo Peretto dell’Università degli Studi di Ferrara (Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche) in collaborazione con prestigiose università e istituti di ricerca nazionali e internazionali – quali il Laboratorio di Antropologia dell’Università di Firenze, il Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza Università di Roma, il Laboratoire des Sciences du climat et de l’environnement di Gif sur Yvette (Francia), il Département de Préhistoire du muséum national d’histoire naturelle di Parigi, l’Université di Bordeaux, il Dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente di Siena e il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara – e grazie anche al contributo di due archeologi molisani, Giuseppe Lembo e Brunella Muttillo.

Si tratta di un ritrovamento eccezionale che aggiunge preziose informazioni allo scarso record fossile umano noto in Europa, consentendo di far luce sulla variabilità del genere Homo durante il Pleistocene medio. Il dente da latte è stato scoperto nel 2014 in un livello archeologico che, sulla base delle più recenti datazioni, risale a circa 580 mila anni (stadio isotopico 15). Il reperto, un incisivo mascellare di un bambino di circa 5-7 anni, è stato attribuito a Homo sapiens e probabilmente potrebbe essere attribuito a Homo heidelbergensis, che in quel periodo aveva popolato il continente europeo.

Il dente rappresenta un’ulteriore prova della presenza dell’uomo in uno dei siti preistorici più importanti in Europa, ampiamente noto per la ricchezza dei resti litici e paleontologici distribuiti all’interno di quattro differenti archeosuperfici.
Il sito preistorico di Isernia La Pineta, dopo circa 40 anni di ricerche continue e sistematiche, coordinate dall’Università degli Studi di Ferrara, continua a fornire risultati interessanti per comprendere la vita dei nostri predecessori e per ricostruire l’ambiente in cui vivevano.

L’articolo è consultabile online al seguente link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0140091

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