ISERNIA. Un testo “necessario”, che l’intero tessuto sociale isernino richiedeva e aspettava da tempo. Con queste parole è stato presentato – venerdì pomeriggio – il libro ‘Il teatro di Sabino d’Acunto’ (Palladino editore), a cura del professor Giambattista Faralli, nella sala convegni dell’Archivio di Stato di Isernia.
Una location non certo casuale, visto che l’Archivio di Stato pentro, come ricordato dal direttore Antonietta Santilli, conserva – per volontà della vedova, la signora Adelaide Parise d’Acunto – la biblioteca e il patrimonio archivistico dell’indimenticabile protagonista della vita culturale molisana e italiana.

presentiIl volume, come riferito dal professor Sebastiano Martelli dell’Università di Salerno e dalla professoressa Elena Varanese dell’International Phonetic Alphabet, relatori durante la presentazione, raccoglie quattro opere teatrali inedite (Ru lemetone, Ru testamiende de la bonanema, Serenata a traremiende e Per tutte le ruote), tre delle quali ferme “a modelli sostanzialmente riconosciuti e riconoscibili in ambito locale, con una stratigrafia socio-culturale specificamente rurale”, si legge nella prefazione. Ma la quarta commedia, ‘Per tutte le ruote’, rappresenta invece un felice esempio di teatro borghese, con importanti stacchi dalla tradizione e un forte segno di rinnovamento, dove “un’io autobiografico si inonda di autoironia e costruisce una commedia nella commedia, alla maniera pirandelliana”.

Come spiegato invece dal professor Faralli, Sabino d’Acunto “lascia in eredità una tradizione culturale che va rivalutata e rilanciata a un pubblico che va oltre i confini della provincia di Isernia e del Molise. La sua produzione si concentra nell’immediato dopoguerra. Ai posteri ha lasciato un messaggio di rinascita culturale, civile e morale e di speranza, per un mondo senza guerre, senza fame e senza odio razziale”. Un modello attuale anche per le giovani generazioni, dunque, che per ragioni anagrafiche non hanno ancora avuto modo di conoscere l’intensa produzione dello scrittore e giornalista isernino.

Il testo presentato, in particolare, rappresenta un esempio di spessore scientifico: redatto in due trascrizioni, una in ortografia dialettale senza trascrizione fonetica, l’altra secondo i dettami dell’International Phonetic Alphabet a cura della professoressa Varanese, vuol essere non soltanto un copione teatrale, ma anche un testo accademico, capace di “autonoma consistenza senza pregiudizi di campanile e senza limitazioni geo-culturali”.
Ad allietare i numerosi presenti intervenuti per l’occasione, gli attori dell’associazione culturale ‘L’Aretè’, che da sempre portano sulle scene le opere dello scrittore: tutti loro, a turno, sono stati impegnati nella recitazione di alcuni stralci delle commedie contenute nel volume, riscuotendo meritati applausi. A moderare i lavori, la giornalista Barbara Avicolli.