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‘Temenos’, il futuro della neurologia

di Pasquale Bartolomeo

MONTERODUNI. L’importanza della terapia non farmacologica nella cura del Parkinson. Questo il tema al centro dell’open afternoon svoltosi ieri pomeriggio presso il centro polifunzionale ‘Témenos’ di località Selvotta a Monteroduni (a pochi metri dalla struttura protetta ‘Residenza dei Saggi’).

Gli anziani ospitati presso quest’ultima, infatti, accompagnati dalle proprie famiglie, hanno potuto vivere un importante momento di aggregazione presso il centro diurno integrato del Tèmenos, di imminente apertura.

1temenosA patrocinare l’evento, dall’eloquente titolo ‘Il Parkinson e la cura … cambia il ritmo!’, due associazioni: la ‘Parkinzone’ che, attraverso la teatro-terapia, ha dato una dimostrazione di come sia possibile combattere la malattia con la recitazione, motivo per il quale erano presenti anche gli attori della Compagnia Cast, Giovanni Gazzanni e Salvatore Mincione Guarino.

E l’associazione ‘Dea’ (Demenze ed Alzheimer), presieduta dall’avvocato Cristiana Cornacchione.  Quest’ultima ha ricordato come l’associazione sia stata costituita ad ottobre 2015, in occasione dell’inaugurazione del centro Temenos, dove ha appunto sede legale la ‘Dea’. Al suo interno, personale medico specialistico che può predisporre tutte le attività cognitive volte ad aiutare i malati. Per ogni singolo caso si parte da una diagnosi cognitiva volta a vedere qual è l’attività migliore da far fare al paziente, anche per poter valutare le medicine  da prendere.

LE ATTIVITÀ DEL CENTRO. Il Temenos, infatti, dispone di varie stanze dove effettuare terapie non farmacologiche ed è tra i pochi in Italia a prevedere, in particolare, sia una stanza cosiddetta ‘del treno virtuale’, che una camera multisensoriale ‘Snoezelen’.

treno virtualeNel corso di un percorso guidato di prova gratuita delle attività all’interno della struttura, ieri si è potuto vedere da vicino il funzionamento delle varie terapie cognitive offerte, tra cui la terapia della bambola, la valutazione neuropsicologica e la riabilitazione cognitiva, etc. Il metodo del treno (vedi foto), ad esempio, consente la riduzione e la gestione di disturbi del comportamento presenti nell’alzheimer. Lo studio che ha permesso di validarlo come strumento efficace dal punto di vista terapeutico, ha spiegato lo psicologo Saro, anch’egli membro costituente dell’associazione ‘Dea’, considera e analizza l’idea del viaggio come viene percepito dal malato. Il viaggio, infatti, diventa un momento di fuga, nei ricordi, nel passato che ritorna presente e restituisce serenità e benessere. Il progetto nasce dalla riflessione che, per il malato di Alzheimer, l’ambiente chiuso viene percepito come uno spazio contenitivo che potenzia il distacco dalla realtà, rinforzando il desiderio di fuga e l’insorgenza di disturbi comportamentali.

All’interno del centro, pertanto, è stato ricreato uno scompartimento di un vagone ferroviario utilizzato come spazio terapeutico. Il treno comprende una coppia di poltrone, l’una di fronte all’altra e una parete laterale con un monitor, che assume il ruolo di ‘finestra virtuale’. Grazie ad un sistema computerizzato scorrono filmati di ambienti esterni ripresi da treni in movimento e sono riprodotti i suoni reali di un treno in movimento. I pazienti che accedono al servizio compiono un percorso dall’ingresso in stazione alla partenza, con tanto timbratura di biglietto, e vengono fatte accomodare nei posti all’interno dello spazio scompartimento del treno. Per loro, così, comincia un viaggio nella memoria, un’esperienza vissuta che faccia pensare al viaggio verso ‘casa’, in un ambiente sicuro e protetto.

“Logicamente il treno virtuale deve essere utilizzato sempre con il supporto dello psicologo – ha spiegato la Cornacchione – perché la sua presenza nel treno lo manterrà calmo e lo aiuterà a fargli rivivere i ricordi e mantenere attiva la parte della memoria dove si trovano gli stessi, così da non perderla. Perché la cosa importante è proprio quella, cioè aiutare il paziente a non perdere la propria attività cognitive, in modo tale che la malattia diventi il più tardi possibile degenerativa e si cada nello status vegetativo. Tutto questo rispetto alla terapia farmacologica è molto importante: i farmaci servono per evitare la perdita di memoria, ma anche queste terapie aiutano, perché evitano il progressivo avanzamento della malattia. Le stesse dovrebbero andare di pari passo, la terapia cognitiva da sola non può essere sufficiente, così come esclusivamente i farmaci”.

stanza multisensorialeQuanto alla stanza di stimolazione multisensoriale ‘Snoezelen’, si tratta di una tecnica concepita per persone con disabilità intellettive sulla base di ricerche che indicano reazioni positive delle stesse quando sono inserite in un ambiente di stimolazione plurisensoriale (vedi foto). I pazienti vengono esposti ad un ambiente calmante e stimolante sui cinque sensi che utilizza effetti luminosi, colori, suoni, musiche e profumi. E’ uno spazio utile per attivare dinamiche di rilassamento. Dispone di un letto sensoriale chiamato anche ‘music bed’, che ha una doppia modalità di utilizzo. Basso, comodo, è composto da un materiale particolare con microsfere che attiva un massaggio speciale, rilassante, quasi un ritorno all’utero materno. Inoltre, può essere collegato ad un impianto stereo e vibrare con la musica trasmessa, che può variare a seconda dell’empatia dei pazienti con particolari ritmi. Viene utilizzato con beneficio per placare crisi di agitazione e come terapia preventiva finalizzata al rilassamento.

Come spiegato da Nicola Modugno (Neurologo presso l’Istituto neurologico mediterraneo Neuromed nonché fondatore dell’associazione ‘ParkinZone’), posti come il Temenos rappresentano “il futuro della neurologia. Il suo obiettivo è favorire lo stare insieme, per fare domande e ricevere risposte. Si tratta di un modello da esportare anche a Campobasso e non solo. Una struttura aperta, non asettica, dove si cerca di affrontare il nodo cruciale della gestione del Parkinson, che non si cura solo badando al movimento, ai disturbi motori. I problemi principali sono come affrontare e accettare la malattia e come far stare bene i familiari. La cosa importante è stare calmi e tranquilli, ciò permette di far azionare, in automatico, la cosiddetta riserva cerebrale, senza far insorgere tutta una serie di problemi legati alla malattia. Posti come questo, insomma, sono importanti perché c’è tanto bisogno di ordine e serenità, per chi soffre di certe patologie. Più si lavora bene, più si è sereni, più gli anziani sono aiutati a trovare un certo ordine. Basta avere il giusto scetticismo, ma ogni cosa qui dentro ha una sua scientificità, come il gioco della sabbia, metodo di una originale applicazione del pensiero dei bambini e anche degli adulti (vedi foto)”.

sabbiaIl materiale utilizzato per lavorare con questo metodo consiste in un angolo adibito con scaffalature in cui vengono ordinati numerosi oggetti in miniatura secondo varie categorie (esseri umani, animali, case, mezzi di trasporto, alberi, ecc..). Esso si è dimostrato un mezzo molto valido per il trattamento analitico di bambini adolescenti, e anche degli adulti: incoraggia il paziente a prestare una maggiore attenzione, veicolata dalle immagini, alle proprie risorse poco sviluppate, ai propri sentimenti e desideri. Attraverso la rappresentazione scenica il paziente descriverà, prima o poi, ciò che ha difficoltà ad esprimere, perché non può o non vuol dirlo, e contenuti indistinti possono trovare la chiarificazione attraverso una raffigurazione visibile. “Il parallelismo tra anziani e bambini – ha concluso Modugno – è assolutamente giusto e fondato”.

IL CENTRO. Il centro Temenos nasce dalla volontà dei fondatori della Cooperativa Css (Quintiliano Chiacchiari e Liberato Volpe, ma presieduta oggi da Annarita D’Orazio) e della Cooperativa Aladino, di creare una struttura dedicata a pazienti affetti da demenze senili, in particolar modo malati di Alzheimer e Parkinson. Ma dedicata anche a persone, di qualsiasi fascia di età, con diversi gradi di disabilità, con un accento particolare ai problemi dell’età evolutiva.

Esso sorge a poca distanza dalla ‘Residenza dei saggi’, altra struttura della Css, e prende il nome dall’appezzamento di terreno sul quale gli antichi greci costruivano templi dedicati al culto degli Dei, un luogo che delimitava il sacro e la dimensione umana. La parola ‘Témenos’ è stata scelta, insomma, al fine di designare un luogo di cura specialistico e integrato, ove sia possibile incontrare l’essere umano nella sua interezza orientando la presa in carico non verso la prevenzione della malattia, ma verso la promozione del benessere. All’interno si trovano psicologi, musico-terapeuti, fiositerapisti e arte-terapeuti.

Come spiega Fabiana Antonecchia dell’associazione ‘Dea’, specializzata in quest’ultima disciplina, è possibile adattare l’arte-terapia ai bambini, agli adulti, ai disabili con varie patologie e agli anziani. Si tratta di un percorso che porta al benessere di chi ne ha più bisogno, poiché ha una malattia o patologia, ma anche a chi apparentemente sta bene però poi, attraverso dei canali non verbali, arriva ad una maggiore consapevolezza di sé e dell’altro. “Per i malati di Parkinson si utilizza soprattutto un linguaggio non verbale – aggiunge la giovane arte-terapeuta – quindi viene data poca importanza alla cognizione e si fa un lavoro sulle emozioni, sulla gestualità, che non per forza deve essere indirizzata a qualcosa, ma una gestualità che parte da dentro”.

Sia la ‘Residenza dei saggi’ che ‘Temenos’ sono stati fortemente voluti dall’amministrazione comunale di Monteroduni, guidata dal sindaco Custode Russo, che ha creduto molto nell’utilità di strutture dedicate alla terza età.

(In basso, la fotogallery della giornata nel centro).

 

 

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