di Pasquale Bartolomeo
ISERNIA. Una candidatura che coniuga esperienza e novità. E che incarna “una parte del vecchio centrodestra e una parte del nuovo, che ritiene si possa aprire una stagione nuova e che non ha chiuso la porta ad alcuno. Ma non ha accettato diktat o padrinati da parte di nessuno”.
Questo il ritratto di Gabriele Melogli tracciato dal senatore Gaetano Quagliariello, in visita ieri a Isernia per tirare la volata del candidato sindaco. Accanto a lui, Maurizio Tiberio di Italia Unica e Luigi Mazzuto della Lega (vedi foto).
Eppure, la divisione del centrodestra è sotto gli occhi di tutti: Giacomo d’Apollonio da un lato, Melogli dall’altro. Ma l’ex ministro delle Riforme la vede diversamente: “Non siamo spaccati, ci sono state delle scelte differenti e noi rispettiamo tutte le scelte. Siamo convinti di andare al ballottaggio e, poi, di vincere queste elezioni”.
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Non solo Isernia, nella visita del senatore. Ma anche attenzione alla riforma costituzionale, stroncata in toto da Quagliariello. “Le regole andavano scritte insieme – ha sottolineato – Oggi, invece, siamo alla vigilia di un duello rusticano, il referendum costituzionale, che lacererà il Paese. Si è previsto un Senato delle Regioni: poteva essere la giusta direzione se pensato come la camera di compensazione dove i rappresentanti delle Regioni e dello Stato si incontrano. Invece no. Senza contare che il nuovo Senato avrebbe dovuto trattare la materia regionale e invece gli viene sottratta. All’interno, poi, ci mettiamo i consiglieri regionali e non i governatori, che hanno ben altra rappresentatività sul territorio. Ancora: non viene abolita la Conferenza Stato-Regioni. Avremo così due tavoli che configgono, facendo perdere altra efficienza”.
I problemi di oggi, secondo Quagliariello, “non si risolvono solo con gli slogan. Occorre qualcosa di nuovo. La crisi è tornata a bussare, e il governo ha proposto interventi degni della vecchia Dc, che sarebbero stati definiti di piccola clientela. Penso agli 80 euro: se quei miliardi fossero stati spesi per le nostre città, che sono il cuore pulsante del Paese, se avessimo fatto un grande piano di opere pubbliche, avremmo rimesso in moto l’economia, partendo dalle piccole e medie imprese, dai commercianti, dagli artigiani, creando un circolo virtuoso che invece non c’è stato”. Infine, un ultimo passaggio su Melogli: “E’ stato indicato dai cittadini, non dai partiti – ha concluso il fondatore di ‘Idea’ – Vuol dire che c’è voglia di comunità. È finito il tempo dell’uomo solo al comando, come Renzi. Se si vuole cambiare, si deve partire dalle città”.
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