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Bulli in rete: l’insuccesso della legge contro il cyberbullismo

ISERNIA. Questa settimana vogliamo parlarvi ancora di scuola e, per la precisione, del preoccupante fenomeno del ‘cyberbullismo’, ossia di tutti quei comportamenti vessatori e persecutori attuati utilizzando i Social Network, come ‘Facebook’, e i programmi di messaggistica istantanea, come ‘WhatsApp’.

Da sempre, la scuola è stata teatro di ripetute violenze fisiche e psicologiche a danno dei più ‘deboli’. Le vittime di queste prepotenze sono persone particolarmente timide, insicure; ‘diverse’ dagli altri per una caratteristica fisica o una disabilità, per un diverso orientamento sessuale o una differente estrazione sociale. Il ‘bullo’ è, invece, un individuo di età e di corporatura più grande e con gravi difficoltà a relazionarsi con gli altri. La violenza diventa, per costui, una ‘valvola di sfogo’, un modo per proteggere se stessi e per ottenere rispetto e ammirazione all’interno di un contesto sociale. Il ‘bullismo’ tradizionale ha trovato, oggi, pericolosa evoluzione in Internet. La Rete mette a disposizione del bullo strumenti potentissimi che permettono a chiunque di perseguitare costantemente una persona, anche nell’intimità della propria casa. Si tratta di strumenti che consentono di rendere un’aggressione continua e mille volte più dolorosa. Il computer ‘scherma’ totalmente le emozioni; non permette la cosiddetta ‘empatia’, cioè la capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui e questo rende l’attacco ancor più spietato. Nel cyberbullismo non occorre essere fisicamente più forte della propria vittima, ma, rispetto ad essa, più tecnologicamente preparati e attrezzati. Anche nel cyberbullismo i ruoli possono invertirsi: chi ne è (stato) vittima può diventare aggressore a sua volta.

Questo fenomeno sociale è diventato talmente dilagante e preoccupante da richiedere urgenti interventi legislativi per contrastarne la nascita e la diffusione. La senatrice Elena Ferrara del Pd, da ben due anni, ha iniziato una agguerrita battaglia in parlamento contro queste manifestazioni. Ferrara ha vissuto in prima persona il dramma di una sua allieva quattordicenne che si è tolta la vita proprio a causa di comportamenti telematici oppressivi e persecutori. La senatrice ha presentato un apposito disegno di legge per punire ed arginare i comportamenti di cyberbullismo. Il progetto, però, negli anni successivi, ha subito profonde modifiche da parte delle commissioni ‘Giustizia’ e ‘Affari sociali’ e, solo pochi giorni fa, è stata approvato dalla Camera dei Deputati. Tuttavia, le modifiche che vi sono state apportate non convincono nemmeno la stessa senatrice Ferrara poiché, a causa di esse, la legge non si occupa più solo di cyberbullismo tra minori, ma anche delle più generiche aggressioni telematiche che avvengono tra gli adulti.

Per la legge, infatti, chiunque pone in essere un atteggiamento aggressivo o, in modo ripetuto, una molestia a danno di una vittima, in grado di provocarle ansia, isolarla o emarginarla, attraverso vessazioni, violenze fisiche o psicologiche, minacce, ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni, deve essere definito ‘bullo’ e punito con 6 anni di carcere. In questo modo, la legge può facilmente diventare uno strumento utile per attaccare la cosiddetta ‘libertà di espressione in rete’, incrementando il numero dei contenziosi su cui dovrà pronunciarsi il Garante della Privacy (che non potrà contare su nessuna nuova risorsa), e facendo ricadere la responsabilità della valutazione delle condotte illecite esclusivamente su coloro che gestiscono i siti web.

Per questi motivi, la legge, che è stata votata dalla Camera lo scorso 20 settembre e che contiene circa 100 emendamenti, persegue (di fatto) reati di opinione e finisce col minacciare anche la libertà di critica, di satira e d’informazione. In conclusione, si tratta di un insuccesso legislativo, di una legge diversa, cambiata nella sua sostanza, che non tratta più i delicati e specifici problemi del cyberbullismo e della tutela telematica dei minori così come era, invece, nelle intenzioni originarie della senatrice Ferrara.

                                                                                           I-Forensics Team

 

 

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mikeante

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