Incontro lunedì sera tra alcuni rappresentanti dell’amministrazione e residenti e commercianti di viale dei Pentri. L’appello: il primo cittadino si faccia interprete del disagio, stop all’accoglienza business
ISERNIA. Stop alla ghettizzazione progressiva di alcuni quartieri di Isernia. E’ quanto lamentato da alcuni cittadini che, lunedì sera, durante un incontro con numerosi consiglieri comunali sul tema dell’immigrazione selvaggia, hanno lanciato un appello al sindaco Giacomo d’Apollonio perché si faccia interprete del loro malessere presso le istituzioni competenti.
Goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, il nuovo Centro d’accoglienza di viale dei Pentri, dove attualmente sono stati trasferiti circa 40 migranti dal Cat di via Giovanni XXIII sito nei pressi dell’auditorium, balzato alle cronache nel marzo scorso per una maxirissa tra etnie diverse per presunti motivi di spaccio. A incontrare una delegazione di residenti e commercianti della zona, l’assessore alle Politiche sociali Pietro Paolo Di Perna, il consigliere delegato al Bilancio Giampiero Mancini e i consiglieri Nicola Moscato, Tonino Antenucci, Stefano Testa, Tiziana Pizzi, Vittoria Succi, Roberto Di Pasquale e Raimondo Fabrizio, oltre ad alcuni esponenti di CasaPound.
Le lamentele dei cittadini deriverebbero da un problema di numeri, non certo di ‘razza’. Di qui la necessità di una serie di chiarimenti sulla mancata adesione del Comune allo Sprar, che avrebbe significato 266 migranti per Isernia, con una clausola di salvaguardia che impedirebbe in teoria il proliferare di nuovi Cat, salvo deroghe dovute a situazioni di emergenza, in estate praticamente all’ordine del giorno. Un rischio da correre comunque, secondo alcuni commercianti, pur di avere un ‘titolo di credito’ nei confronti della prefettura e del governo centrale, per dire stop ad altri Centri temporanei d’accoglienza in città, spuntati ormai come funghi. Ma la maggioranza dei consiglieri, sul punto, si è già espressa e indietro – a quanto pare – non si torna: niente Sprar, con tutto quel che ne consegue, nel bene o nel male.
Ecco allora che i consiglieri presenti hanno condiviso la necessità di tenere una serie di incontri pubblici con gli isernini – a cominciare da luoghi simbolo della città piombati nel degrado, come la Stazione, diventata da tempo piazza preferita per lo spaccio da parte di pusher italiani e stranieri – per fare il punto sulla situazione e spiegare fin dove possano spingersi il sindaco e l’amministrazione, nel tentare di porre un freno alla cosiddetta ‘accoglienza business’. Da parte dell’assessore Di Perna – che ha ammesso di non poter fornire con precisione assoluta l’esatto numero di richiedenti asilo presenti sul territorio, visti i continui arrivi e le partenze – l’impegno a riferire al primo cittadino la sensazione di malessere diffuso. Un sentimento di cui d’Apollonio dovrà farsi portavoce istituzionale, con forza, presso il prefetto Fernando Guida, principale fautore dell’accoglienza senza se e senza ma sul territorio, in ossequio ai dettami del governo centrale.
La soluzione al problema è ben lontana. Ma se dovessero essere necessarie azioni eclatanti, l’apporto del sindaco sarà determinante per ‘spostare gli equilibri’. Proprio in questi giorni, infatti, sono partite veementi proteste, in tutt’Italia, di popolazioni e amministrazioni comunali – sindaci in testa, con indosso le fasce tricolori – nei confronti delle decisioni dei prefetti di utilizzare strutture ricettive (per lo più turistiche) per la sistemazione dei richiedenti asilo. Un rischio che, prima o poi, potrebbe riguardare da vicino anche Isernia.
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