Ad avviso del sindacato è del tutto evidente che gli ex lavoratori e i disoccupati del Molise vogliono il lavoro e non un ammortizzatore sociale, “ma – sottolinea ancora Spina – è chiaro che in attesa del lavoro esiste un problema sociale e di sostentamento delle famiglie che deve essere affrontato, che deve riguardare chi governa l’Italia e il Molise. La Cgil più volte ha espresso la necessità di fare fronte comune nel chiedere al Governo Nazionale la giusta attenzione al sociale, la rivisitazione fatta dal jobs act sul tema degli ammortizzatori tradizionali proprio nel momento storico peggiore sul fronte occupazionale a partire dalle aree di crisi riconosciute, risulta del tutto incomprensibile. Servono misure che consentano agli ex lavoratori di rimanere agganciati allo strumento di crisi fino al rilancio produttivo concreto. Manca quindi la seconda fase che doveva essere quella del rilancio”.
La Cgil ha sempre sostenuto che il lavoro si crea attraverso una grande operazione di investimenti a partire dall’utilizzo delle risorse pubbliche, e che le semplici politiche di bonus e incentivi hanno un effetto e ricaduta minima e di breve durata rispetto alle risorse impegnate. “Con questa logica – ricorda il sindacalista – avevamo intrapreso positivamente la scommessa sul riconoscimento dell’area di crisi complessa. Ad oggi dopo oltre 2 anni si discute ancora di tale strumento. Fermo restando l’ulteriore proroga sui tempi di presentazione dei progetti, non è ancora dato sapere quante imprese abbiano già presentato istanza e potrebbero concretamente avviare, aumentare o riprendere le proprie attività nei territori coinvolti, quanti al momento sono i lavoratori potenzialmente coinvolti in questi progetti.
Questa situazione pur con tutti i distingui del caso, riguarda anche l’area di crisi semplice riconosciuta per il basso Molise. E’ da chiedersi altresì a che punto siamo sul fronte della spesa riguardante il Patto per il Molise, presentato come uno strumento capace di ridare fiato al Molise come al resto del Sud impegnando risorse su 5 assi ritenuti strategici (infrastrutture, ambiente e territorio, sviluppo economico e produttivo, turismo e cultura, innovazione formativa).
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