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Processo Zuccherificio, Iorio e Vitagliano condannati a sei mesi. Lo sfogo dell’ex governatore: “Giustizia apparente”

Per l’ex presidente, assolto in primo grado dall’accusa di abuso d’ufficio, sorgono ora problemi per le Regionali, con la sospensione per 18 mesi dall’incarico in caso di elezione sulla base delle legge Severino. Disposta anche l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. Convinto della sua innocenza e intenzionato a proseguire il suo impegno politico, parla di decisione arrivata “con puntualità svizzera a due giorni dall’ufficializzazione delle candidature per le elezioni politiche”


CAMPOBASSO. Scalata allo Zuccherificio di Termoli, la Corte d’Appello di Campobasso ha condannato Michele Iorio e Gianfranco Vitagliano a 6 mesi per abuso d’ufficio. Pena sospesa con non menzione. Ma con conseguenze non da poco: sospensione dall’attuale ruolo di consigliere a Palazzo D’Aimmo, seppure in coda di legislatura. E, soprattutto, in caso di elezione alle Regionali, per l’ex governatore scatterebbe la sospensione dall’incarico per 18 mesi, sulla base della legge Severino, in attesa della pronuncia della Cassazione.

L’avvocato difensore di Iorio, Arturo Messere, annuncia subito il ricorso dinanzi alla Suprema Corte. “Così come accaduto in altre occasioni troverò giustizia in quella sede. Ad ogni modo quanto accaduto in Corte d’Appello – ha spiegato il legale – non incide minimamente sulla candidabilità sia al Parlamento che a presidente della Regione Molise”.

Era già successo in passato, quando Iorio aveva dovuto lasciare il suo posto da consigliere di minoranza al primo dei non eletti Nico Romagnuolo, per tornare a Palazzo D’Aimmo quando la Cassazione aveva giudicato prescritti i reati relativi alla vicenda ‘Bain & Co’. In caso di elezione in Parlamento (Iorio ha annunciato la sua candidatura con Noi per l’Italia) la sospensione invece non scatterebbe, visto che la legge Severino prevede in questo caso una condanna non minima di due anni. Ma la candidatura, a questo punto, per ragioni di opportunità, potrebbe non essere più blindata.

Una sentenza, quella pronunciata questo pomeriggio, che ha ribaltato il giudizio di primo grado, con il Tribunale di Campobasso che il 20 ottobre 2016 aveva assolto Iorio e Vitagliano con formula piena. La vicenda giudiziaria è quella relativa alla cessione delle quote tra gli imprenditori Luigi Tesi e Remo Perna.

Secondo l’accusa, Iorio e Vitagliano non avrebbero esercitato il diritto di prelazione della Regione causando dunque un vantaggio alla società, di fatto riconducibile a Perna stesso. La decisione fu presa mediante una delibera della Giunta regionale guidata da Iorio mentre, sempre secondo l’accusa, la questione era di competenza del Consiglio regionale.

I giudici della Corte d’Appello Pupilella, Fiorilli e Paolitto hanno condannato Iorio e Vitagliano anche ad un anno di interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento in favore delle parti civili, Codacons e Regione, da liquidarsi in sede civile.

Decisivo l’intervento dell’avvocato del Codacons, Fabio Del Vecchio, che ha presentato una copia di alcuni verbali del Tribunale di Isernia, che rinviò le udienze in attesa del pronunciamento della Cassazione sulla competenza territoriale, in cui venivano dichiarati sospesi i tempi della prescrizione.

Una decisione che per Michele Iorio è da intendersi come espressione di una “giustizia apparente”. “Ho sempre operato – il commento dell’ex governatore – nel pieno rispetto delle leggi e nell’interesse del Molise. E’ questo il motivo per cui trovo incomprensibile la sentenza emessa questo pomeriggio, soprattutto dopo l’assoluzione con formula piena in primo grado. Sono convinto della mia piena innocenza – ha aggiunto – e, avendo la coscienza pulita, continuerò con il mio impegno politico che non mi è assolutamente impedito da questa sentenza che arriva, con una puntualità svizzera, a due giorni dall’ufficializzazione delle candidature per le elezioni politiche”.

Carmen

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