Aumentano le denunce per reati in rete. Tutti i dettagli


di Pamela La Farciola

Numerose e sempre più crescenti sono le vittime di truffe online: ingannate prima e truffate poi. Una delle ultime emergenze che ha visto come vittime centinaia di utenti italiani dall’inizio del 2018, tra cui grandi aziende, riguarda mail che l’utente riceve con un falso Iban in modo da intascare milioni di euro. Ma c’è di più.

Nella posta elettronica arrivano documenti di transazioni e spese vere, dove viene indicato l’ Iban su cui versare i soldi per saldare i propri acquisti: si tratta di fatture e documenti ineccepibili, nessun linguaggio sospetto o mittente con nomi sconosciuti. L’unica cosa diversa è l’Iban. Ed è così che arriva una mail “taroccata” inviata dai nuovi hacker truffatori che hanno messo in piedi un software con il quale riescono ad accedere a caselle di posta elettronica aziendali e, dopo aver intercettato negli elenchi le parole chiave, come «fattura» o «pagamenti», bloccano le mail inviate prima che arrivino ai destinatari.

A questo punto viene sostituito l’Iban di riferimento ma in apparenza niente sembra essere stato modificato e dunque la mail viene recapitata come se nulla fosse cambiato. Quei nuovi Iban in realtà portano molti soldi ai cybercriminali, spesso con l’utilizzo di prestanomi o conti aperti con documenti falsi. E dopo qualche giorno, alla verifica della transazione, le vittime scoprono che i soldi non sono mai arrivati a chi invece avrebbe dovuto legalmente incassarli.

A farne le spese in Italia sono stati già diversi cittadini che hanno denunciato, ma tra loro ci sono anche grandi aziende, come quelle nel campo dell’edilizia. Le truffe, anche di grandi entità, riempiono le tasche di diversi gruppi hacker esperti, italiani e stranieri, che si appoggiano su server stranieri o operano in Paesi dove è difficile essere tracciati. Secondo gli investigatori, si tratta di pirati informatici esperti e dalla preparazione elevatissima, capaci di mettere insieme sistemi informatici che non solo intercettano le mail, ma le rinviano come se non fossero mai state modificate.

In conclusione, siamo davanti ad una nuova emergenza legata al cybercrime e che necessita di un intervento incisivo da parte dell’autorità giudiziaria.

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