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Presidente del Consiglio per 5 anni, il blitz ‘ a sorpresa’ della maggioranza

Molto articolato l’intervento della consigliera Patrizia Manzo, vicepresidente del Consiglio regionale e portavoce del Movimento 5 Stelle che esprime le sue difficoltà nel dare una giusta chiave di lettura al tema perché ogni prospettiva porta con sè, comunque, un aspetto sul quale riflettere. “Intendiamo modificare una parte importante dello statuto, la durata di uno degli organi di rappresentanza della Regione. Ho riflettuto molto: forse cinque anni avrebbero maggior senso perché si ha una visione più lunga dei lavori, un presidente del Consiglio che è più libero di garantire le minoranza e sentire meno il fiato sul collo della maggioranza. Ho rivisto il regolamento, ma poi sono andata a leggere i resoconti del 1970 quando la Commissione Statuto scriveva le regole del funzionamento: no interveniamo su una norma tanto delicata senza un dibattito approfondito, che ci consenta di avere una visione chiara. La Prima Commissione si è riunita solo una volta, non c’è stato dibattito che coinvolgesse le minoranze. La Commissione Statuto, allora, con presidente Lombardi arrivò alla stesura di un testo che era il comune punto di incontro delle diverse forze politiche rappresentate in Consiglio regionale”. Confronto e dibattito mancato con le minoranze, il vulnus, secondo Patrizia Manzo.

Il consigliere Di Lucente spiega ancora la ratio di questo provvedimento, che mira anche a fornire un corretto e celere svolgimento dei lavori dell’assemblea, nel rispetto dei cittadini. La conservazione dello status quo, secondo il suo punto di vista, è la concretizzazione del desiderio di voler ricoprire quel ruolo. “Noi vogliamo un cambio di passo, non la spartizione delle poltrone ma consentire al Consiglio di lavorare al meglio. Chi è concentrato solo sugli incarichi lo dica subito”. E poi, continua,  il testo è stato oggetto di una valutazione approfondita, “non troviamo appigli vari per garantire il posto a qualcuno, i molisani ci chiedono di risolvere i problemi”.

Ma come spesso accade in aula, è il consigliere Facciolla a mettere la pietra tombale sull’argomento. Infatti, dopo il suo intervento, viene chiesta e accordata la sospensione dei lavori a fronte di un certo dissidio interno e anche di un notevole imbarazzo politico. Pausa che porterà all’unico emendamento che verrà apportato e che, alla luce di quanto accade, ‘salverà’ Toma dalla bocciatura quasi certa della legge. Un emendamento che garantisce la prosecuzione della legislatura con l’attuale regola dei 30 mesi, un sospiro di sollievo per chi, a quella poltrona, guarda con interesse.

“Non ho dubbi giuridici sulla fattibilità normativa – dice Facciolla – ma ciò che mi lascia grandissime perplessità è la valutazione di natura politica: di questa norma non c’è alcun bisogno“. Tra l’altro, secondo il consigliere del Pd,  questa proposta nasconde delle insidie di natura politica. “La dichiarazioni di Aida Romagnuolo le hanno già palesate. Mi chiedo se ha un minimo di logica portare in discussione, in questo Consiglio, una norma che ha l’ambizione di regolare il funzionamento senza aver acquisito un minimo consenso della minoranza, ma neanche della maggioranza, a questo punto. Ha un senso politico forzare le regole senza avere consenso? Roba da dilettanti allo sbaraglio. Le regole si scrivono insieme – continua – avreste dovuto arrivare compatti almeno su questo: sottoporrete il Consiglio alla valutazione di una spaccatura che sembra più finalizzata alla conservazione delle poltrone presenti, che di quelle future. Se questa norma l’avesse proposta Frattura avremmo avuto le televisioni nazionali fuori. Voi godete ancora degli otto giorni della sposa… Con una cosa del genere, ci avrebbero massacrati”.

Il discorso di Facciolla è chiarissimo: “La regola dei 30 mesi è democraticamente straordinaria: ove mai il presidente si dimostri un despota o inadeguato alla conservazione delle regole, è giusto che venga sostituito. E questa decisione di voler allungare la permanenza a 5 anni, è una scelta che va in controtendenza con le linee programmatiche del governatore. Aveva detto, e giustamente, che avrebbe valutato gli assessori ogni sei mesi rispetto al raggiungimento degli obiettivi. Ora con questa norma vuole cristallizzare il funzionamento in capo a questo presidente, già eletto. Questa norma dovrebbe entrare in vigore dalla prossima legislatura: il sospetto della conservazione della poltrona si rinforza proprio grazie a questa tempistica. Mica siamo nati ieri! Vi conviene arrivare a un voto che sancirà che avete tentato di scrivere le regole senza la partecipazione delle minoranza? Creerete un vulnus nella maggioranza e forse non vi riuscirà nemmeno di approvarla questa legge. E poi presidente – dice rivolgendosi al governatore – questo tipo di voto la farà uscire politicamente molto indebolito. Questa modifica dello Statuto è di un’irrilevanza assoluta, ma riuscirà a mostrare la vostra maggioranza  più divisa di quello che era già stamattina” (riferendosi ai lavori sulla mozione Gam, ndr)

Tempo un minuto e la maggioranza chiede e ottiene la sospensione dei lavori. Viene presentato un emendamento in base al quale le modifiche saranno applicate a decorrere dalla prossima legislatura (emendamento a firma di Toma, Micone e Di Lucente).

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