Grande successo ad Agnone per la trasposizione in reading-messinscena dell’omonima favola illustrata, uscita a febbraio del 2017, che ha già venduto più di centomila copie


 di Giovanni Petta

AGNONE. Si è aperta con ‘Qualcosa’, di Chiara Gamberale, la stagione del teatro Italo-Argentino di Agnone. ‘Qualcosa’ è la trasposizione in reading-messinscena dell’omonima favola illustrata, uscita a febbraio del 2017 e che ha già venduto più di centomila copie.

Il lavoro teatrale non è una semplice lettura della favola: Chiara Gamberale recita e interagisce con gli attori Fausto Sciarappa e Marcello Spinetta ed è per la prima volta nel ruolo di attrice per dare corpo alla protagonista della sua favola, la principessa Qualcosa di Troppo.

Nella serata agnonese, Fausto Sciarappa, splendido e flemmatico interprete del Cavalier Niente, ha trovato i toni e il timbro giusti per dare vita allo strepitoso personaggio creato dalla Gamberale. Ogni sfumatura della visione cinica e disincantata del Cavalier Niente è stata restituita con arte e puntualità. Marcello Spinetta, invece, ha portato sul palcoscenico – con una capacità di diversificazione dei tipi straordinariamente camaleontica – tutti gli altri personaggi della favola: i pretendenti alla mano della principessa, stereotipi contemporanei, o forse eterni, dell’uomo di cui ci si innamora (o si crede di essere innamorate).

Sobria ed efficace la regia di Roberto Piana che ha integrato, in una idea omogenea e riuscita, le performances degli attori e la voce fuori campo di Luciana Litizzetto.

Insomma, non una riproposizione del libro ma una interpretazione riuscita che ha evidenziato con forza maggiore i temi tanto cari alla Gamberale che, davvero a suo agio, nel ruolo della protagonista, ha potuto dare nuova forma, con il corpo e con la voce, alle conquiste di consapevolezza che aveva messo a punto nel libro: risposte importanti alle domande fondamentali, più che dell’esistenza, della quotidianità. Qualora tra le due categorie temporali potesse essere intravista una differenza.

Ed è riuscita a dare ancora maggiore forza a quella esortazione così necessaria per vivere in equilibrio: “attraversare, senza evitarlo né affezionarcisi, il dolore”. Spesso, infatti, le tragedie dell’esistenza diventano alibi per non vivere. “Io sono pronto a guarirti – diceva Ippocrate – ma tu sei sicuro di voler abbandonare la causa del tuo male?”.

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