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Il mostro del Circeo cambia banco in tribunale: “In carcere studio da avvocato”

Il risultato di un sistema riabilitativo che permette anche al lupo più truculento di trasformarsi in mansueto agnello: come l’autore del massacro di Ferrazzano sta per laurearsi in Giurisprudenza


VELLETRI/FERRAZZANO. “Leggo molto, mentre fuori non toccavo un libro”. In questa dichiarazione c’è tutta l’essenza della nuova condizione di Angelo Izzo, meglio conosciuto come il mostro del Circeo, noto ai molisani per il cosiddetto ‘massacro di Ferrazzano’. Un mostro che oggi potrebbe trovarsi presto a ricoprire il ruolo di avvocato, magari senza mai esercitare, ma quantomeno come laureato. È infatti probabile che il piattume delle sue giornate tutte uguali, in carcere a Velletri dove sta scontando l’ergastolo, lo abbia stimolato e spinto allo studio: qualche passeggiata e chiacchere con gli altri detenuti quando permesso, un po’ di cucina e gli esami di Giurisprudenza da preparare. “Ne mancano un paio e la tesi, e sarò avvocato”, afferma con ‘Libero’. E oggi dice che il suo rimpianto è non essere riuscito a laurearsi in medicina. Può capitare, quando già in giovane età sei uno dei più efferati criminali che la cronaca nera italiana ricordi.

Izzo è infatti tristemente noto, insieme ai complici Andrea Ghira e Gianni Guido, per aver brutalizzato e violentato Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Era il 1975 e i tre ‘compari’ erano figli di quella borghesia laziale affine all’estrema destra, quei ‘pariolini’ che – ebbe a dire Izzo in alcuni verbali – “uccidevano così”. La Lopez, allora 19enne, non sopravvisse. La Colasanti, 17enne, ne uscì in condizioni terribili e solo fingendosi morta. Gli autori dell’efferato delitto furono condannati all’ergastolo. Izzo sconta tuttora la condanna a vita confermata nel 2005, quando tornò nuovamente in prima pagina per il duplice omicidio di Maria Carmela e Valentina Maiorano, rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, pentito della Sacra corona unita conosciuto dal mostro in carcere. In regime di semilibertà in Molise, con l’aiuto e la complicità di Luca Palaia, Izzo attirò con un pretesto le due donne in una villetta a Ferrazzano e le uccise per poi seppellirle in giardino. A scoprirlo gli agenti della polizia di Campobasso, che tramite le confessioni di Palaia e di un altro giovane del capoluogo – Luca Palladino – riuscirono a risalire al mostro. “Le ho uccise perché erano diventate appiccicose e oppressive”, avrebbe poi dichiarato Izzo, che con Maria Carmela aveva iniziato una relazione proprio durante il permesso premio.

Un soggetto pericoloso e con una spiccata ossessione per la violenza che, però, anni di carcere a regime duro potrebbero aver in parte riabilitato. C’è solo da sperare che lo studio della materia abbia contribuito a insegnargli il vero valore della legalità.

Pierre

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