Il fiume ha rotto l’argine e l’acqua sta invadendo la piana di Pettoranello. Zona industriale a rischio. Il sindaco Nini, solo un mese fa, ha inoltrato una diffida alla Regione affinché fossero eseguiti i lavori promessi


ISERNIA. Il fiume Carpino torna a fare paura: la nuova ondata di maltempo sta creando non pochi problemi nella zona industriale di Pettoranello.

Complice la pioggia e lo scioglimento della neve sulle montagne circostanti, è aumentata notevolmente la portata dell’acqua che sta mettendo a serio rischio le aziende presenti nell’area a causa della rottura di un argine che ha già provocato l’allagamento della piana.

Il livello dell’acqua preoccupa e non poco gli imprenditori che rimarcano come sarebbe bastato un piccolo intervento preventivo, proprio lì dove l’argine si è rotto, per evitare questo nuovo disastro che accade a due mesi di distanza esatti dall’alluvione che ha flagellato, a novembre, la stessa area.

Danni ingenti allora, stessa situazione potrebbe verificarsi oggi nonostante le ‘promesse’ delle Istituzioni che, in quei giorni di novembre, avevano sottolineato l’urgenza di provvedimenti di messa in sicurezza e di pulizia degli argini del fiume.

Il 27 gennaio scorso, il Sindaco Andrea Nini ha inoltrato alla Regione Molise una diffida all’esecuzione dei lavori di riparazione dell’argine e di ripulitura delle forme nella zona industriale.

La Regione, di fatto, aveva comunicato allo stesso primo cittadino di aver predisposto il progetto dei lavori e di essere in attesa del parere favorevole indispensabile per utilizzare le risorse Fsc 2007-2013. Inoltre, era stato richiesto alla Prefettura di poter consentire l’intervento del Genio Civile militare per una riparazione temporanea dell’argine stesso. Richiesta correttamente e tempestivamente inoltrata dalla stessa Prefettura agli organi competenti ma rimasta desolatamente senza alcuna risposta.

Il sindaco Nini ha quindi dovuto diffidare la Regione all’esecuzione dei lavori di riparazione dell’argine del fiume declinando ogni responsabilità per eventuali – e a questo punto possibili – fenomeni di allagamento, rischiosi non solo per le attività imprenditoriali che subiscono danni ingenti ma anche per la pubblica incolumità.

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