Il decreto 77, invece, è quello che accende i fari su procedure inusuali utilizzate dalla struttura commissariale e che viene rispedito al mittente dal Ministero. “Intanto non è stato inviato in pre-esame ai ministeri affiancanti – spiega Toma – passaggio questo che Giustini avrebbe dovuto fare. Ma poi si dispone che il Consiglio, entro 60 giorni, avrebbe dovuto procedere alla modifica della normativa sulle modalità di copertura dei debiti del sistema sanitario”. La normativa è chiara e nasce sulla scia dell’ accordo Stato-Regione Molise per il piano di rientro dal deficit . La legge regionale 13 del 2007 prevede che con l’aumento della fiscalità si copre la rata del mutuo sanitario. “Cosi si è fatto sempre – spiega ancora Toma – e quindi si sa che fine fanno quei soldi perché solo lì possono andare. Lo sapeva anche il commissario al quale ho inviato tutte le carte e i chiarimenti dovuti. Se lui non sa leggere i capitoli di Bilancio, o trova dei consulenti oppure va dal presidente che glieli spiega. Forse non sono stato efficace con la spiegazione – ironizza -, forse sono stati più efficaci i 9 incontri avuti in questa sede con il Movimento 5 Stelle sull’operazione di anticipazione della liquidità da sanità a conto regionale. Procedura perfetta, legittima e intelligente e su questo la comunicazione social dei pentastellati si è dovuta interrompere. Hanno finito di massacrare gli alluci del presidente della Regione – sbotta – poi, dopo 9 incontri di ripetizioni private i commissari sono riusciti a fargli capire che l’operazione si poteva fare”.

giustini corte

Intanto, con la nota arrivata proprio ieri, il direttore generale del Ministero della Salute, dottor Urbani, d’intesa con il Ministero delle Finanze ha scritto a Giustini “chiedendogli di ritirare quel decreto che è sbagliato – continua Toma, scandendo bene le sillabe – perché la Regione Molise, in base alla legge regionale, per coprire il mutuo della sanità utilizza la fiscalità. Ho tentato di spiegarlo a Giustini ma niente. I Ministeri non comprendono il perché della richiesta di modificare la legge regionale, sottolineano che non ci sono elementi difformi nella procedura di copertura e a quel punto gli chiedono di ritirare quel decreto che ha mandato alla Corte dei Conti. Anzi, gli ricordano che ogni atto che intende emanare deve essere sottoposto alla preventiva valutazione, cosa che in questo caso non ha fatto. Questa la fine del decreto 77” commenta Toma.

Non c’era alcuna stranezza, chi afferma il contrario è perché non ha studiato oppure avrà una laurea in altre materie e non capisce un fico secco di Bilancio” dice ancora. Relativamente alla ridda di commenti e posizioni che si sono registrati negli ultimi due giorni, Toma replica così: tutte le uscite dei presidenti pregressi lasciano il tempo che trovano. Noi dobbiamo andare avanti e dialogare con chi è disposto a cambiare opinione. “Devo dialogare con il mandante del delitto non con gli esecutori materiali – ribadisce, mettendo di fatto all’angolo la struttura commissariale – . La questione Molise si decide su altri tavoli, io vado lì dove si ragiona delle sorti della nostra regione. Non discuto più con Giustini”. E sul ruolo della delegazione parlamentare, su quanto fatto e quanto avrebbero potuto fare, Toma risponde lapidario.

“I 5 Stelle hanno ritenuto, come il capogruppo, che il Molise doveva essere commissariato. Punto. Però confido molto nel ministro Grillo perché credo abbia preso contezza della reale situazione”.

Con un colpo solo, Toma si è sbarazzato del commissario Giustini e del Movimento 5 Stelle. Un vero e proprio strike.

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