IL PERSONAGGIO/ Il 24enne di Campobasso, neo dottore in Scienze Politiche ed ex militante di Forza Italia, guarda alla ricostruzione del partito: no all’improvvisazione, bisogna partire da lontano per costruire le candidature giuste


CAMPOBASSO. Campobassano doc, 24 anni, fresco di laurea in Scienze Politiche all’Università del Molise, attivissimo sui social e sempre attento ai problemi della sua città: Federico De Soccio è un giovane brillante, con una spiccata passione per la politica, nazionale e locale. Già attivamente impegnato nel centrodestra a dispetto dell’età, in passato è stato presidente del Club ‘Forza Silvio’ – Giovani e Sviluppo’ e, fino all’anno scorso, tesserato tra le file di Forza Italia.

Collaboratore volontario dell’ex sindaco ‘Big Gino’ Di Bartolomeo, estimatore del governatore in carica Donato Toma, a poche settimane dalla vittoria – nettissima – del Movimento Cinque Stelle a Palazzo San Giorgio, De Soccio – di fronte a un buon caffè – non disdegna qualche battuta con isNews sulla situazione politica.

Federico, partiamo dal risultato elettorale: secondo te il centrodestra, cui comunque continui a essere vicino politicamente, poteva fare di più in questa campagna elettorale per le Comunali di Campobasso? Cosa non ha funzionato?

“Secondo me è stato fatto un errore di valutazione del candidato sindaco (Maria Domenica D’Alessandro, ndr) da parte della Lega. Nulla contro la persona, beninteso, ma da osservatore esterno credo che sia stata una questione di metodo: occorreva una maggiore concertazione, ma la Lega invece si è imposta sugli altri partiti. Il risultato è noto: faccio comunque gli auguri a Gravina, che ritengo una persona per bene e spero possa fare l’interesse esclusivo dei campobassani, senza distinzioni”.

La Lega, appunto. Può essere davvero il partito guida del centrodestra, anche in Molise?
“Mi limito a dire che credo occorra una maggiore organizzazione sul territorio. A partire dal coinvolgimento giovanile, che non vedo particolarmente fervido, nel Carroccio”.

Forza Italia, invece, è un partito che hai conosciuto da vicino. Come ne giudichi lo stato di salute, dopo il voto delle ultime Comunali?
“Faccio prima un passaggio, velocissimo, su quanto sta accadendo a livello nazionale. Sono assolutamente a favore della linea che ha visto nominare Giovanni Toti e Mara Carfagna coordinatori col compito di rilanciare e ristrutturare il partito. Credo nel centrodestra unito e nelle primarie come strumento per la scelta delle cariche di vertice, a ogni livello. E ritengo, come ha detto di recente Toti, che non ci sia altro tempo da perdere. Per rispondere alla sua domanda, nel 2014, quando ero molto vicino a Di Bartolomeo, egli con una sola lista prese il 10 per cento. Oggi Forza Italia, in coalizione, non va oltre il 9. Stimo gli onorevoli Aldo Patriciello e Annaelsa Tartaglione, che hanno dimostrato il loro peso e le loro capacità. Ma Forza Italia deve puntare sulle migliori menti in circolazione: non solo rinnovamento, che comunque è necessario e auspicato, ma anche persone con una storia riconoscibile e identificabile sul territorio, fatta di competenze e voglia di mettersi a disposizione. Penso, forse, che da questo punto di vista qualcosa sia un po’ mancato”.

Campobasso ormai è passata ai Cinque Stelle, con più di qualche contraccolpo in Regione. Come vedi Toma, in prospettiva?
“Credo che con una politica attiva, fatta tra la gente, senza dimenticare noi giovani, sia possibile restare in sella. Toma ha ereditato una situazione pesante ed è stato eletto poco più di un anno fa. Fare politica nelle istituzioni non è facile per nessuno, è cosa ben diversa da chi fa il tribuno a mezzo social. Di qui il mio auspicio è che i partiti si rinnovino intercettando le esigenze della gente, anche con candidati giovani che puntino ad avere un ruolo nelle istituzioni. I Cinque Stelle, come movimento, sono stati bravi ad anticipare i partiti in questo senso, e Campobasso, con un Consiglio comunale quasi interamente rinnovato, è la prova che la gente voleva aria nuova. Per questo dico: no all’improvvisazione, bisogna partire da lontano per costruire le candidature giuste. A ogni livello”.

Federico non si sbottona oltre, ma un pensierino alla partecipazione in prima linea, chissà, lo sta facendo anche lui. E il tempo, cosa non da poco, è certamente suo alleato.

 

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