Questa mattina in carcere l’interrogatorio di garanzia per il 50enne arrestato dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione Galaxy. L’uomo è accusato di associazione a delinquere in concorso finalizzata alla truffa aggravata e falso
ISERNIA. Maxi truffa delle auto di lusso: ha raccontato la sua verità C.I., il 50enne isernino arrestato ieri mattina nell’ambito dell’operazione Galaxy messa a segno dalla Guardia di Finanza.
Oggi nel carcere di Ponte San Leonardo si è tenuto l’interrogatorio di garanzia per l’uomo accusato di associazione a delinquere in concorso finalizzata alla truffa aggravata e falso. Assistito dall’avvocato Raffaele Teodoro, ha risposto alle domande formulate dal gip. Secondo gli inquirenti l’uomo avrebbe avuto un ruolo importante nelle gestione delle false pratiche auto con cui è stata messa a segno la frode milionaria ai danni dell’Unione Europea.
Il legale al momento sta studiando il fascicolo per stabilire quale dovrà essere la linea difensiva da seguire. E la prima mossa sarà naturalmente quella di presentare istanza per ottenere misure meno afflittive per il suo assistito, attualmente detenuto.
In carcere, con le stesse accuse, è finita anche M.L.B., 54enne di Isernia. In questo momento la donna è reclusa nel penitenziario femminile di Chieti, in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che con ogni probabilità si terrà lunedì. Nel suo caso i fatti contestati vanno dal 2016 all’inizio del 2018. Ad assisterla è l’avvocato Carmine Biasello di Venafro, al lavoro sul voluminoso carteggio dell’inchiesta. La donna, stando a quanto emerso dalle indagini, si occupava della presentazione delle pratiche auto di immatricolazione presso l’Agenzia delle Entrate finite nel mirino degli inquirenti.
Imponenti i numeri dell’operazione. Ben 51,5 milioni di euro di imponibile relativi all’emissione di fatture soggettivamente e/o oggettivamente inesistenti; 167 persone fisiche coinvolte a vario titolo; 159 concessionarie auto italiane e 9 società estere coinvolte. Secondo gli inquirenti, sfruttando l’indebito risparmio d’imposta costituito dall’Iva al 22 per cento non versata, i presunti responsabili della frode sono risusciti ad acquisire una rilevante quota di mercato, costituendo delle vere e proprie posizioni dominanti nel mercato nazionale degli autoveicoli di lusso, con l’ovvia conseguenza della distorsione del principio di libera concorrenza.
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