Lo rivelano Milena Gabanelli e Simona Ravizza su Dataroom: oltre il 50 per cento dei reclusi in regione ha un lavoro o nell’amministrazione carceraria o presso ditte esterne
MOLISE. Gli istituti penitenziari molisani sono tra i più affollati – situazione di cui spesso si è occupata l’associazione Antigone, sempre attiva in tal senso – con 130 detenuti oltre il consentito. La qualità della vita ne risente e i reclusi spesso se ne lamentano. Ma c’è anche un primato positivo di cui si può andar fieri: il 51,2 per cento di chi sconta una pena fra i tre penitenziari di Campobasso, Larino e Isernia ha infatti un lavoro, che sia all’interno dell’amministrazione carceraria o per ditte esterne. È il dato più alto in italia, e lo rivelano Milena Gabanelli e Simona Ravizza nel Dataroom di lunedì 4 novembre, l’appuntamento settimanale curato per il Corriere della Sera e La7.
L’approfondimento parte in realtà da un dato negativo per gli istituti penitenziari italiani: circa il 70 per cento dei detenuti, una volta scontata la pena, torna infatti a commettere reati. Con buona pace della funzione riabilitativa, che proprio tramite il reinserimento lavorativo ottiene i suoi frutti: “Il 68,4% di chi non ha svolto nessuna attività torna a delinquere, il tasso si riduce all’1% per chi è stato inserito in un circuito produttivo” scrivono infatti Gabanelli e Ravizza. E in uno Stato dove il sistema penitenziario pesa sul bilancio per 2,9 miliardi l’anno, con oltre 41mila condannati in via definitiva, far lavorare i detenuti con una retribuzione – che è obbligatoria – in modo che possano pagarsi da soli le proprie spese serve alle finanze italiane per ‘rientrare’ di quelle cifre che, altrimenti, sarebbero praticamente a fondo perduto. Addetti alle pulizie e alla cucina, manutentori del fabbricato, lavanderia, spesa, cuochi e aiuto cuochi, ma anche piantoni, scopini e scrivani: questi i lavori che vengono affidati ai detenuti quando possono – e vogliono – svolgerli.
In questo quadro il Molise emerge però come esempio virtuoso. Gabanelli e Ravizza, basandosi sui dati del Dipartimento di amministrazione penitenziaria aggiornati al 31 dicembre 2018, stimano in 198 i detenuti che in Molise lavorano, dei quali 183 per l’amministrazione carceraria e 15 per ditte esterne. I detenuti molisani si dividono fra compiti di sala e cucina, come cuochi e camerieri, o altri da artigiani, in falegnameria o nel giardinaggio. Un dato superiore al 50 per cento, come si diceva, che pone la regione al primo posto ben davanti al 42,6% della Sardegna. Chiude la classifica la Campania col 22,8%, in una media nazionale attorno al 29%.
Pietro Ranieri
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