Categories: CULTURA & SPETTACOLI

Un’analisi della ‘Neuroarte’: l’artista Nicola Dusi Gobbetti in mostra al Macro di Roma

L’evento si è tenuto mercoledì 4 dicembre ed è stato curato dalla dottoressa Tiziana Barone dell’università La Sapienza. L’esponente della corrente dei ‘Nuovi Selvaggi, originario di Mantova, risiede ed opera da anni a Colli A Volturno


ROMA/COLLI A VOLTURNO. Ricerca scientifica e arte si uniscono in un incontro con l’artista mantovano Nicola Dusi Gobbetti, che da anni ha fatto del Molise, nello specifico a Colli A Volturno, la sua ‘base operativa’. Un panel di esperti ha dialogato con lui e con il pubblico in un evento dedicato tenutosi al Macro di Roma mercoledì 4 dicembre. Lo scopo del talk è stato quello di avventurarsi nell’esplorazione delle misteriose connessioni fra il lavoro creativo dell’artista e la scienza, in particolare rispetto alle conoscenze che ci derivano dal neuroimaging funzionale e gli studi sui processi cognitivi. Operatori del settore, ma anche esperti di neuroscienze, semiotica e design hanno parlato la lingua dell’arte e quella della scienza, offrendo al pubblico spunti per una maggiore comprensione della cosidetta ‘neuroarte’. Sono intervenuti, insieme alla curatrice dottoressa Tiziana Barone – Marketing Research de La Sapienza di Roma – e all’artista, la professoressa Vincenza Del Marco dell’Accademia di Brera, il professor Giovanni Curtis dell’Isia di Roma e il dottor Demetrio Macheda del Centro universitario internazionale di Arezzo.

L’incontro è stato di indiscutibile rilevanza per tutti coloro che intendono essere aggiornati sulle più innovative correnti artistiche e avere le chiavi per comprendere i nuovissimi orientamenti dell’arte contemporanea internazionale.

Dusi, attivo sin dagli anni ’70 con la corrente dei ‘Nuovi Selvaggi’, è oggi uno dei principali esponenti della neuroarte in Italia. La sua attività su questo tema ha raggiunto la sua espressione più significativa nel 2010, con il ciclo delle Mappe Cognitive e arriva oggi a Experimental Phase, opere di piccola dimensione caratterizzate da impronte di segni rossi ripetuti nello spazio. Le Mappe Cognitive sono presenti nella collezione permanente del Museo Gonzaga di Mantova e sono state esposte in prestigiose sedi in Italia e all’estero.

La forma espressiva di Gobbetti comunica attraverso un nuovo linguaggio, fatto di segni rossi reiterati in cui parla il colore, ma parla anche il bianco, che non è mai spazio vuoto ma negativo, zona altamente espressiva del supporto. Questo linguaggio è stato oggetto di una analisi semiotica da parte dottoressa Barone: le immagini offerte dalle nuove tecnologie ci consentono di portare al di fuori ciò che è dentro alla mente, e oggi possiamo visualizzare i processi neuronali, l’attività cerebrale, le sinapsi. L’artista contemporaneo non può restare indifferente a queste immagini della natura e sente l’urgenza di rappresentarle, allo stesso modo in cui ritrarrebbe paesaggi e persone, indagando con la stessa perizia in un costante esercizio di studio e ricerca sul tema del segno.

Pietro Ranieri

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