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Unilever, sirene ungheresi per lo stabilimento di Pozzilli

I minori costi di produzione potrebbero spingere il colosso ango-olandese a delocalizzare la produzione nell’Est Europa Le Rsu Cisal chiedono un incontro urgente per discutere del futuro dello stabilimento


POZZILLI. Nubi fosche si addensano sullo stabilimento Unilever di Pozzilli. Lo scorso 5 dicembre le Rsu Cisal Mario Scioli, Marcello Cerulli e Saverio Santilli hanno chiesto un incontro urgente all’Associazione industriali del Molise in presenza tutte le sigle sindacali regionali e con la direzione aziendale per discutere dell’analisi e resoconto dell’accordo di mobilità; dell’analisi del piano produttivo 2020; delle strategie in tema di investimenti e forza lavoro e del futuro dello stabilimento di Pozzilli, che torna a essere nebuloso, a dir poco.

Una richiesta dettata, secondo indiscrezioni, dalla volontà dei vertici del colosso anglo-olandese di delocalizzare la produzione di detergenti e ammorbidenti liquidi made in Molise nei Paesi dell’Est, dove il costo di produzione è molto più basso. L’Unilever, del resto, vanta uno stabilimento in Ungheria, a Nyirbator, dove il costo medio di produzione ammonterebbe infatti a soli 39 euro a tonnellata: e se le indiscrezioni che circolano trovassero conferma, potrebbe essere addirittura rischio la permanenza in vita del polo molisano, che vede impiegate oltre 200 unità lavorative.

Va ricordato che c’è una cassa integrazione straordinaria che sta per concludersi per circa 40 dipendenti, con la quale si accompagnano i lavoratori alla Naspi per un massimo di due anni e alla fuoriuscita volontaria dall’azienda – per coloro che superino i 55 anni di età – insieme a un incentivo a copertura dei mesi mancanti alla pensione. L’anno scorso, inoltre, alcune sigle sindacali hanno aperto anche una mobilità volontaria per coloro che fossero riusciti ad andare in pensione con lo ‘scivolo’ della Naspi.

Ora, tuttavia, si sarebbe ripresentato il problema della competitività a causa di una crisi strutturale dettata dai minori volumi di vendita, che spesso si traduce in riduzione della forza lavoro. Licenziamenti in vista, dunque, ma (forse) non solo: nei prossimi giorni ne sapremo di più. Ma l’allerta è e resta massima.

 

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Pasquale

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