Il primario del pronto soccorso di Isernia mette ordine nelle informazioni provenienti sull’epidemia e lancia un forte j’accuse alla politica dei tagli


ISERNIA. Nell’emergenza coronavirus le voci più autorevoli a cui dare ascolto sono quelle degli addetti ai lavori: medici, ricercatori e personale sanitario. Il dottor Lucio Pastore, ad esempio, in un post sui social network ha voluto mettere ordine nelle informazioni a volte confuse di questi giorni, senza rinunciare a lanciare un forte j’accuse alla politica dei tagli.

“Proviamo a mettere un po’ di ordine nelle informazioni che provengono su questa epidemia/pandemia da coronavirus.

1) è un virus migrato da poco tempo dall’animale all’uomo, forse in Cina, e circola per il mondo da alcuni mesi.
2) si comprende che ha una capacità di diffondersi simile, se non superiore, al virus dell’influenza e, quindi, è praticamente difficile arrestarne la diffusione.
3) dai dati del comportamento attuale di questo virus, dedotti dall’unico studio su grandi numeri fatto in Cina, si comprende che l’80% degli infettati è asintomatico o poco sintomatico e non necessita di ospedalizzazione. Del 20% che viene ospedalizzato solo un 5% necessita di una terapia intensiva e solo una minima percentuale di questi pazienti va incontro ad exitus.
4) le persone decedute sono in maggioranza anziane, con altre patologie ed una relativa immunodeficienza. Lo stesso avviene per l’influenza.
5) l’indice di letalità appare molto più alto di quella di una comune influenza perché ancora non abbiamo dati chiari relativi alla quantità di portatori sani o paucosintomatici.

Il calcolo viene fatto solo su quelli in cui è stata accertata l’infezione.

Quali sono i problemi reali relativi a questo virus?
1) essendo un virus nuovo per l’uomo non si conosce il suo comportamento. Non si sa se dà immunità l’essere stati infettati e guariti. Non si sa se muta come si comporta e se diventa più pericoloso. Attualmente sembra avere le caratteristiche simiinfluenzali.
2) perché allora si cerca di contenere il contagio? Semplicemente perché se si diffonde velocemente il contagio non abbiamo posti letto sufficienti per rispondere a quelle minime percentuali che necessitano di posti letto di terapia intensiva. In pratica se si concentrano un numero elevato di casi in un tempo breve, come è successo nella provincia cinese, non ci sono posti letto ospedalieri sufficienti per la pur minima percentuale che ne necessita e l’indice di letalità aumenta. Ecco perché hanno costruito due ospedali in dieci giorni.

Quindi sembra giusto cercare di contenere la diffusione del virus per diluirne gli effetti.

Un dato politico è chiaramente deducibile da quello che accade: il processo di privatizzazione del sistema sanitario pubblico con il progressivo de-finanziamento dello stesso, ha ridotto drasticamente anche i posti di terapia intensiva e queste scelte politiche per privatizzare il sistema stanno accentuando le attuali difficoltà. Il coronavirus ha messo in evidenza cosa significa privatizzare un bene comune come il diritto alla salute. Forse è il caso di cambiare strada delle attuali politiche sanitarie e ritornate a rendere realmente pubblico ed universale il nostro SSN”.

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