HomeOcchi PuntatiLa banca del virus: salvatori del mondo o apprendisti stregoni?

La banca del virus: salvatori del mondo o apprendisti stregoni?

I confini della ricerca in tema di sviluppo delle malattie e relative cure sono sempre più al limite


Virus come arma invisibile? Nel mondo ci sono una quarantina di laboratori ad alta sicurezza dove vengono anche creati dei virus e la ricerca si è spinta a utilizzare anche tecnologie molte controverse, che mirano a rendere questi stessi virus più violenti per capire le capacità di sviluppo delle malattie e, soprattutto, la possibilità di sviluppo delle cure.

reportMa qual è il compromesso tra la sicurezza e la conoscenza? Uno scienziato certe informazioni deve condividerle o mantenerle segrete? Report, nella puntata in onda ieri sera, ha proposto un estratto di una vecchia inchiesta del network franco-tedesco ‘Arte’, quanto mai attuale, mostrando alcune tecniche sperimentate in laboratori europei che hanno suscitato dispute all’interno della comunità scientifica. Un esempio: un laboratorio olandese dove si conservano esemplari di virus risalenti anche al 1800 con relativi anticorpi di quel tempo, come spiegato da Albert Osterhaus, virologo del Centro Erasmus di Rotterdam. Il servizio è partito da un ospedale, anch’esso olandese, dove nel 2011 è stato mutato il virus aviario H5N1: una mutazione tanto temuta in natura, con il passaggio dall’animale all’uomo fatto dai ricercatori in laboratorio.

Molti scienziati si sono mobilitati per cercare di fermare questo tipo di ricerche, che non convincono. C’era stato uno stop, ma l’anno scorso l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha revocato la sospensione. Patrick Berche, direttore del centro di microbiologia dell’ospedale di Necker, a Parigi, specialista di bioterrorismo, si spinge a parlare addirittura di “apprendisti stregoni. Se ci scappasse un morto in laboratorio che cosa diremmo? Con esperimenti del genere si può causare addirittura una pandemia, è assurdo”. Anche se, come lo stesso Berche ha ammesso, incidenti nei laboratori ad alta sicurezza ci sono sempre stati: ben 450 negli ultimi 30 anni. Ma quello che più preoccupa, come spiegato nel servizio di Report, sono possibili attacchi di bioterroristi, che potrebbero mirare ad avere accesso alle ‘banche dei virus’, dove sono conservati vecchi e nuovi agenti patogeni; anche virus contro i quali non ci si vaccina più, come per esempio il vaiolo e che si potrebbero riprodurre da zero.

L’uomo, insomma, non è immune a nulla, ma la ricerca sempre più ‘spinta’ impone riflessioni bioetiche, certo, ma anche biopolitiche.

 

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