HomeNotizieCRONACALe mani della Camorra sul Molise. Borsa piena di soldi nascosta dalla...

Le mani della Camorra sul Molise. Borsa piena di soldi nascosta dalla nonna: “Così non la trova neanche Gesù Cristo”

I dettagli della maxi operazione antidroga ‘Piazza pulita’ in una conferenza stampa a Campobasso: 39 ordinanze di custodia eseguite in diverse regioni italiane, per smantellare l’organizzazione che voleva gestire il traffico di sostanze in Molise e avere il monopolio della vendita del pellet in tutto il Sud


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Un’associazione criminale divisa in tre livelli. Il più alto legato direttamente alla Camorra. Il capo, che dalla Campania si era trasferito in Molise, portandosi dietro familiari e aprendo attività, aveva in mente di gestire il traffico di droga in tutta la regione, e avere il monopolio del pellet in tutto il Sud Italia. Criminalità ed economia, il binomio più pericoloso, quello scoperto con l’operazione ‘Piazza pulita’. 

Non per niente si è trattato della più grossa operazione contro la criminalità organizzata mai svolta dalla Procura di Campobasso, come ha detto il procuratore Nicola D’Angelo nella conferenza stampa. Con lui i comandanti provinciali dei carabinieri Emanuele Gaeta e della Guardia di Finanza Maurizio Pasquale Favia, oltre al sostituto procuratore Vittorio Gallucci e al procuratore Antonio La Rana. Collegato in streaming il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.

Enormi le somme di denaro messe in circolo: tra contanti, immobili e automezzi sono stati sequestrati beni per circa un milione di euro. Per nasconderli si pensava a posti impensabili. Come la borsa piena di soldi nascosta in casa della nonna di una indagata, “così non la trova neanche Gesù Cristo”. Che si era detta disposta a custodirla, “basta che non ci sia la droga”, come aveva chiesto alla nipote, in cambio di 200 euro al mese, com’è emerso in una intercettazione.

In un’altra si sente ridere di un ‘assaggiatore di droga’, che aveva fumato così tanta sostanza da cadere a terra svenuto, “ma se muore lo andiamo a portare in campagna, non si deve sapere che è morto in casa”.

Il traffico di droga, che aveva già conquistato la piazza di Bojano e che voleva avere il controllo di quella di Campobasso, avveniva per mezzo di fornitori e spacciatori di vario livello. Quelli grossi, che gestivano decine di migliaia di euro e quelli piccoli, che rifornivano i tossici.

Si spacciava nei night e si spacciava anche all’aperto, mentre si fingeva di andare a tartufi, con tanto di cane addestrato. Tutto ripreso da telecamere fisse, anche ‘en plain air’, in un’operazione durata due anni. E nella quale sono stati coinvolti un ex assessore del comune di Bojano, indagato per favoreggiamento e un poliziotto in pensione, mai in servizio a Campobasso, “a dimostrazione che le mele marce ci sono ovunque, così come non esiste l’isola felice”, come ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho.

“Stiamo combattendo una battaglia contro la droga che coinvolge più livelli – ha detto il procuratore Nicola D’Angelo – perché la droga porta morte ed è la ragione per la quale si commettono anche altri reati. Abbiamo sgominato un’organizzazione divisa in tre livelli, che oltre al traffico della droga faceva riciclaggio, detenzioni di armi e estorsioni, guidata da un soggetto di elevata caratura criminale, appartenente a un clan camorrista. Abbiamo deciso di agire ora, dopo un’indagine durata due anni e durante l’emergenza Coronavirus, operando in sicurezza, senza mettere a rischio le forze dell’ordine e neppure i soggetti coinvolti. Lo abbiamo fatto per salvare delle vite, una purtroppo non siamo riuscita a salvarla, altrimenti le misure cautelari sarebbero state 40 e non 39”.

Il capo dell’associazione, che gestiva un numero consistente di uomini, “dò da mangiare a 200 persone” gli si era sentito dire, oltre a gestire il traffico di droga a Bojano e Campobasso voleva anche avere il monopolio della vendita del pellet in tutto il Sud d’Italia. Nell’azienda che aveva aperto, ha spiegato il comandante dei carabinieri di Campobasso Emanuele Gaeta, vendeva il pellet di migliore qualità a 4,39 al sacco, contro i 4,50 delle altre ditte, a dimostrazione che aveva il denaro da reinvestire per stroncare la concorrenza.

Provento del riciclaggio, dei chili di droga venduti sul territorio. “Porta mezza birra per un amico, la mia dividila come sempre”, ancora le intercettazioni. In una si parla di sostanze cedute per 70mila euro. Soldi, tanti soldi, con cui acquistare attività, night e rivendite di pellet e arrivare a mettere sotto scacco gli operatori del territorio, offrendo denaro e chiedendo il pizzo, soprattutto agli edili. Pericolo ancor maggiore ora che, per l’emergenza Coronavirus, gli imprenditori vivono un momento difficilissimo. Quello in cui la mala ha il terreno più facile per agire. “Anche per questo abbiamo deciso di agire ora”, ha concluso D’Angelo.

Iscriviti al nostro gruppo Facebook ufficiale

isNews è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti 

Per ricevere le nostre notizie su Whatsapp, invia ISCRIVIMI al numero 3288234063 e salvalo in rubrica!

Più letti

Rintocchi di pace, centinaia di suonatori pronti a ‘invadere’ Agnone

La cittadina altomolisana ospita il 62esimo raduno della federazione nazionale. Il programma AGNONE. L’attesa è finita: domani e domenica 5 maggio Agnone accoglierà centinaia di suonatori...
spot_img
spot_img
spot_img