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Lo sciopero cancella l’ultimo giorno di scuola online: anno da dimenticare per migliaia di studenti

L’8 giugno è stato indetta la protesta dai sindacati degli insegnanti, a contestare il Dl Scuola e l’assunzione dei 32mila precari con un concorso per esami e non per titoli


ROMA. Il 2020 sarà un anno da dimenticare – o da ricordare, a seconda della prospettiva – per migliaia di studenti. Chiusa in anticipo l’esperienza della classe e compromesso lo svolgimento ‘tradizionale dell’esame di maturità a causa dell’emergenza Coronavirus, ora salta anche il proverbiale ultimo giorno di scuola. I maggiori sindacati di categoria degli insegnanti, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno deciso infatti di indire uno sciopero per l’8 giugno, data che in molte regioni segna la fine delle lezioni. La protesta nasce dopo l’incontro online con il ministero dell’Istruzione, nel quale sono state esaminate le proposte e soluzioni ritenute per l’inizio del prossimo anno scolastico.

I sindacati non hanno apprezzato il Dl Scuola approvato in Senato con il voto di fiducia, con cui tra l’altro si è stabilito che per l’assunzione dei 32mila precari sarà necessario un concorso per esami e non per titoli da farsi dopo l’estate. Ma i rappresentanti di categoria sono anche preoccupati per la ripresa delle lezioni a settembre: le misure proposte sono ritenute “insoddisfacenti” e si richiede, tra l’altro, di ridurre il numero di alunni per classe in modo da consentire una didattica a gruppi più piccoli. Si ravvisa però che non si stia lavorando in questa direzione; vorrebbero inoltre un concorso riservato per i direttori dei servizi generali e amministrativi facenti funzione con almeno tre anni di servizio; sostengono infine che bisogna assicurare il rinnovo del contratto con risorse aggiuntive.

Secondo le sigle sindacali servirebbero tra i 4 e i 5 miliardi per la scuola – escluse le somme necessarie all’edilizia scolastica – mentre al momento il governo ne ha stanziate 1,5 per il rientro a settembre. Un ritorno tra i banchi che sembra costellato da difficoltà. Nel documento messo a punto dal Comitato tecnico scientifico si fa riferimento, tra le altre cose, alla possibilità che anche i ragazzi delle scuole medie, oltre a quelli delle superiori, possano essere riproposte, almeno in parte, forme di didattica a distanza per ridurre la concentrazione di alunni negli ambienti scolastici. Non è quello che prevedrebbe però la task force presieduta dal professor Bianchi e istituita presso il ministero dell’Istruzione: nei giorni scorsi Amanda Ferrario, dirigente scolastico che fa parte del gruppo di lavoro, aveva detto che la didattica mista sarebbe stata riservata agli alunni delle scuole superiori mentre per quelli delle elementari e delle medie si punta alla sola didattica in presenza. Si avanzava poi l’ipotesi di classi con meno alunni ed anche eventualmente di lezioni più brevi.

Le linee per il rientro in classe in settembre sembrano mettere in serie difficoltà anche i dirigenti scolastici per i quali il documento del Comitato “offre riflessioni utili ma non soluzioni”. “Non vorrei – dichiara a TgCom24 Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi – che fare il preside diventasse una sorta di mission impossibile. Ci si chiede di far quadrare un cerchio che nessuno riesce a far quadrare e non danno soluzioni”.

Il ministro Lucia Azzolina dal canto suo rassicura: “A settembre riporteremo studenti e studentesse tra i banchi. Lo faremo anche seguendo le indicazioni del documento del Comitato tecnico scientifico che individua regole chiare e di buon senso”.

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Pietro

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