A tre mesi dall’invio delle richieste di accesso al beneficio, tanti lavoratori senza alcun sussidio.
CAMPOBASSO. Persistono forti criticità per l’erogazione della Cassa integrazione in deroga in Molise.
A lanciare l’allarme numerosi lavoratori i quali, per il tramite dei propri consulenti del lavoro, si sono visti costretti, in queste ore, a scrivere alla Regione “per conoscere lo stato delle pratiche”. Si tratta di persone che, dal mese di marzo ad oggi, non hanno ricevuto ancora alcun sussidio, pur avendo adempiuto nei tempi ad inviare la documentazione necessaria all’accesso ai benefici previsti dal Governo nel decreto Cura Italia del 17 marzo scorso, in ordine alla crisi legata all’emergenza Covid.
Una questione non nuova quella dei ritardi della Cigs in deroga, già sollevata lo scorso aprile, con il governatore Toma che aveva promesso una soluzione in 15 giorni. Ma ad oggi, 5 giugno, seppure ci sarà stato un avanzamento dei lavori, il problema non appare affatto risolto nella sua interezza.
Nello specifico, le domande della Cigs in deroga vanno presentate alla Regione la quale, una volta esaminate le pratiche, le invia all’inps autorizzandolo a pagare. Sulle prime, l’ex assessore al Lavoro, Luigi Mazzuto, aveva parlato di 6mila istanze ricevute. Poi il governatore, scremati i dati, ha riferito di 3mila domande effettive, tra duplicazioni, integrazioni ed errori di invio. Impegnandosi, nell’occasione, ad interessarsi del caso per velocizzare l’iter.
Sta di fatto che in tanti, tutt’ora, lamentano di non aver ricevuto i soldi e i consulenti del lavoro tornano a denunciare, oltre alla farraginosità delle procedure di presentazione della pratica, anche l’assenza di comunicazione da parte della Regione. Nel mentre, ci sono famiglie senza soldi da tre mesi. E che non possono più attendere le lungaggini di una regione che non ha neppure una piattaforma dedicata agli ammortizzatori sociali, ma si affida semplicemente alla pec. Smistare 3 mila pec non è cosa facile per nessuno: poco personale, posta intasata, uffici che non operano ancora a pieno regime, ma in buona parte in smart working, rallentando le interazioni necessarie a snellire le pratiche in tempo debito. Ora, però, non è più tempo di giustificazioni. Chi ha diritto deve essere pagato subito.
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