I media nazionali e non solo sono sempre più interessati alla ‘regione che non esiste’ e alle sue meraviglie nascoste, a volte, perfino agli stessi molisani
ISERNIA. Forse è per il boom dell’ormai virale articolo-reportage di Selvaggia Lucarelli, forse per le foto delle cascate di Carpinone che ormai invadono i social network e che registrano presenze record, chissà: fatto sta che i media nazionali e non solo stanno mostrando un interesse sempre maggiore per la ‘regione che non esiste’ e per le sue meraviglie nascoste, a volte, perfino ai molisani.
Ne è dimostrazione l’articolo uscito oggi su Fanpage, uno dei principali quotidiani online nazionali, dedicato al dentino di Isernia esposto proprio in questi giorni presso il Museo Nazionale del Paleolitico. Ne avevamo già parlato in queste colonne, ma ora anche la stampa nazionale ha deciso di rilanciare la notizia: Il dentino è infatti esposto in una teca dal 14 agosto al 30 settembre, e sarà visitabile nei consueti giorni di apertura del Museo, dalle ore 8:15 alle ore 19:15.
Si tratta, ad oggi, – ricorda la Direzione dei Beni culturali del Molise – del reperto umano più antico d’Italia, di importanza eccezionale in quanto costituisce una testimonianza fondamentale per la ricostruzione dei primi popolamenti dell’uomo nel continente europeo.
Fanpage riporta anche la genesi del reperto: “Il dentino fu ritrovato durante gli scavi all’interno di una sequenza stratigrafica di circa 6 metri, costituita prevalentemente da sedimenti di origine fluviolacustre come sabbie, ghiaie, argille, assieme ad altri 60 mila reperti tra cui resti paleontologici, industria litica in selce e calcare. Allo stato attuale delle ricerche, un unico resto umano è stato rinvenuto nel giacimento, nello specifico un primo incisivo superiore sinistro da latte di un bambino deceduto all’età di circa 5-6 anni. Il dente rinvenuto apparteneva a un bambino di Homo heidelbergensis che visse in Europa tra 600 mila e 250 mila anni fa”.
“Le informazioni ottenute dallo studio dei singoli elementi archeologici, hanno permesso di capire quanto avvenuto a Isernia circa 600mila anni fa, momento in cui gruppi di Homo heidelbergensis hanno frequentato l’area lasciando testimonianze della loro frequentazione della zona. L’insediamento umano era posto nelle immediate vicinanze di un ambiente umido, un piccolo bacino lacustre caratterizzato dalla presenza discontinua di cordoli di travertino emersi”, si legge ancora nell’articolo. Una nuova, importante vetrina per il Molise e per Isernia.
Pierre
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