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Coronavirus, arrivate al Cardarelli le prime dosi di anticorpi monoclonali

Saranno somministrati nelle sole strutture ospedaliere, a partire dal presidio di Campobasso. L’Azienda sanitaria regionale dovrà predisporre un protocollo per avviare la terapia che in fase di prima sperimentazione è risultata efficace nel ridurre fortemente il rischio di ospedalizzazione e di morte dei pazienti


CAMPOBASSO. Sono arrivate all’ospedale Cardarelli le prima 50 dosi anticorpi monoclonali neutralizzanti elaborati contro il virus Sars-Cov-2. Nei prossimi giorni Asrem attiverà il protocollo per le somministrazioni che verranno effettuate su pazienti con sintomi lievi, più esposti al rischio di sviluppare il contagio in forma aggressiva.

Autorizzati dall’Aifa agli inizi del mese di febbraio, gli anticorpi monoclonali, già utilizzati nelle terapie oncologiche, sono farmaci biologici, sintetizzati in laboratorio in grandi quantità, che riproducono, o ricalcano, la struttura degli anticorpi specifici sviluppati in risposta alle aggressioni del virus nei soggetti convalescenti colpiti da Covid-19.

La terapia degli anticorpi monoclonali viene somministrata mediante una infusione endovena. Sono capaci di diffondersi attraverso il sangue, e raggiungono in breve tutti gli organi e tessuti. Si muovono come cacciatori all’inseguimento della prede e hanno la particolarità di riuscire a scovare e neutralizzare il virus Sars-Cov-2, comprese le sue varianti recenti. Una volta al cospetto del nemico, questi anticorpi si possono aprire e chiudere come tenaglie, o come spade, per poi fissarsi alle pareti del virus, e lo rendono inoffensivo e incapace di replicarsi.

Gli anticorpi monoclonali hanno un effetto quasi immediato, avvertito nel giro di poche ore dalla infusione. Offrono un sollievo duraturo, che raggiunge il massimo grado di percezione dopo un giorno o due.

I pazienti studiati descrivono la terapia riportando la sensazione di ritrovare piano piano le forze che avevano perduto. I dati indicano che sono terapie in grado di ridurre la carica virale in modo significativo, abbattono il rischio di ricovero, il rischio di complicanze e morte per Covid-19, quindi accelerano la risoluzione dei sintomi, e riescono a prevenire la progressione della malattia. Questi effetti hanno mostrato i vantaggi nell’impiego di questa terapia come “immunizzazione passiva” d’emergenza o complementare, in attesa di una maggiore disponibilità dei vaccini antiCovid, mediante i quali ottenere l’immunità di gregge.

 

Redazione

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