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Risorse idriche, Manzo e Fontana: “Pessima gestione e sei anni persi. Non si fanno affari con l’acqua”

Il commento dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle circa l’attività dell’Egam – Ente di governo per l’ambito del Molise, preda – sostengono i pentastellati – di “fastidiose inadempienze”


CAMPOBASSO. Acqua bene comune. Normativa sull’Egam (Ente di governo per l’ambito del Molise) promulgata nel 2017, ma solo alcuni giorni fa i sindaci del Comitato d’Ambito ne hanno eletto gli organi, adottando altresì lo statuto dell’ente. A portare il caso alla ribalta delle cronache i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Patrizia Manzo e Valerio Fontana, che denunciano “fastidiose inadempienze” da parte dell’attuale amministrazione regionale.

“Questa tranquillità operativa, nei fatti, – denunciano i pentastellati – avrà effetti sull’utilizzo delle risorse del Pnrr. Un concentrato di progetti mai resi noti al Consiglio regionale, ma ottimi da utilizzare come materiale da campagna elettorale. Nel maggio scorso, il Mite (Ministero della Transizione Ecologica) aveva allertato tutti i governi regionali, dettando le tempistiche da rispettare per l’utilizzo immediato del 70% delle somme destinate ai progetti relativi alla rete fognaria e depurativa. Tempistica che il Molise non ha rispettato. Per cominciare ad usare almeno il 30% di quanto spettante (da condividere con altre Regioni che, come noi, sono in netto ritardo sulla tabella di marcia), l’Egam dovrà definire l’affidamento del servizio idrico integrato entro il prossimo mese di giugno. Otto mesi. Quanto tempo perso nei quattro anni che separano l’adozione della legge istitutiva dell’Egam (aprile 2017) dalla lettera di ‘richiamo’ del Governo. Nota protocollata a maggio ma di cui, paradossalmente, la Giunta prende atto solo il 5 ottobre scorso. Quattro anni caratterizzati dalle consuete dinamiche ‘politiche’, a cui fanno da contraltare milioni di litri d’acqua sprecati. Uno dei pochi beni che il Molise ha avuto in dono dalla natura viene così sperperato in reti idriche colabrodo. E il cambiamento climatico aggiunge il carico: estati torride, siccità, problemi di approvvigionamento che hanno vissuto quasi tutti i comuni. L’elezione del presidente e la costituzione degli organi dell’Egam sono entrati nell’agenda politica solo a ridosso della tornata elettorale – sostengono Manzo e Fontana – E quasi sottovoce. Ma va sottolineato che al vertice dell’Egam è stato individuato proprio il sindaco di un Comune che lotta da anni con il dissesto economico, causato da un debito di oltre 12 milioni con l’azienda speciale Molise Acque. Secondo la legge del 2017, la Regione deve vigilare sulle attività dell’Egam e relazionare annualmente al Consiglio regionale in merito allo stato di attuazione del servizio idrico integrato. Con molta probabilità è passata inosservata anche la deliberazione del Consiglio regionale, adottata all’unanimità sei anni fa e che fa seguito ad un ordine del giorno, a prima firma Manzo. Ora auspichiamo che questo provvedimento sia tenuto in debita considerazione dagli organi dell’Egam, perché contiene alcuni principi inderogabili”.

Ecco quali: “Il servizio idrico integrato è un esercizio di interesse generale e la sua gestione deve essere svolta senza finalità lucrative nel rispetto del pareggio di bilancio; dovrà essere promosso un regime di compensazione graduale della tariffazione per i cittadini dei Comuni che, allo stato attuale, pagano un costo nettamente inferiore a quella che sarà la tariffa unica; dovranno essere ridotti al minimo i costi gestionali relativi alla struttura dell’ente di governo, perché graveranno sulla definizione della tariffa”. E ancora: “Nella deliberazione del Consiglio regionale 620 del 6 ottobre 2015, si stabilisce che la gestione del servizio idrico integrato debba avvenire attraverso una società interamente pubblica, meglio precisando l’indirizzo già assunto dal Governo regionale”.

Di qui l’affondo di Manzo e Fontana: “Ad oggi la Giunta non ha mai portato in Aula, come avrebbe dovuto in ossequio alla legge, la costituzione della Consulta idrica, che riguarda la partecipazione e la trasparenza nei confronti dei cittadini in merito al servizio idrico. Oggi scopriamo che, un mese dopo l’allerta dal Mite, la Giunta ha chiesto all’assessorato al ramo di definire le attività da porre in essere per accedere ai fondi del Pnrr nel settore fognario e depurativo. Ma a fine dicembre la stessa Regione e l’Egam (che era retta da un commissario straordinario) avevano avviato con il Mite una collaborazione per l’attività di accompagnamento in materia di servizio idrico integrato. Nella stessa delibera si scoprono finalmente anche i cinque interventi per i quali la Regione avrà accesso ai fondi: la dismissione del depuratore nel porto di Termoli, i depuratori dei consorzi di Termoli e Campobasso-Bojano e non meglio precisati interventi a servizio di diversi comuni del Molise. Ad oggi, il Consiglio regionale non conosce nemmeno quali siano i progetti per interventi sul sistema idrico al fine di accedere agli oltre 2 miliardi che lo Stato – grazie al Pnrr – ha destinato alle aree del Mezzogiorno per questo ambito: 900 milioni, di cui 430 destinati al Sud, per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua (il Molise è un eccellente ‘testimone’). Non abbiamo notizie di interventi per la modernizzazione e l’incremento dell’efficienza delle reti di distribuzione, né di sistemi di monitoraggio della rete idrica. Il Molise soffre la sete, persino nelle zone dove scorrono corsi d’acqua, poiché la gestione è insufficiente e inefficiente”.

“Vogliamo sperare che l’Egam, oggi finalmente costituito, – concludono gli esponenti del M5S – dia seguito a quelle che sono le finalità e i principi della norma di riferimento e del proprio Statuto, nonché alla deliberazione del Consiglio regionale adottata sei anni fa, coinvolgendo i cittadini, le associazioni e le Amministrazioni locali per difendere e valorizzare il bene acqua. Non possiamo che augurarci che la scadenza fissata per l’affidamento del servizio idrico integrato sia rispettata, in ossequio anche al principio della trasparenza. Ma sia chiaro: niente affari con l’acqua pubblica, altrimenti davvero sarà tsunami”.

 

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Alessandra

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