Oggi l’inaugurazione dell’esposizione, nel novantesimo anniversario della morte del pittore della Belle Époque. Grande arte in Molise, che fa della cultura uno degli elementi di attrazione del territorio
di CARMEN SEPEDE
CAMPOBASSO. A Campobasso la mostra di Giovanni Boldini, ritrattista di fama mondiale, pittore dal talento prodigioso, che incarnò con la sua opera l’essenza della Belle Époque.
“Tra i miliardari europei e americani c’era la fila per farsi fare un ritratto da Giovanni Boldini, che significava essere consegnati alla storia”. Parole che rendono bene la fama dell’artista, ferrarese di nascita e parigino di adozione, quelle pronunciate Chiara Vorrasi, la curatrice della mostra ‘Giovanni Boldini, ‘Il genio della linea, la magia del colore’, prodotta e realizzata dalla Fondazione Molise Cultura, con il sostegno della Regione Molise, in collaborazione con MetaMorfosi Eventi e con la Fondazione Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e contemporanea di Ferrara. E con il patrocinio del Comitato di studio per le celebrazioni del novantesimo anno dalla morte di Giovanni Boldini.
La mostra, allestita negli spazi espositivi del Palazzo Gil e inaugurata oggi, sabato 27 novembre, resterà aperta fino al 18 aprile 2022. Questa mattina la presentazione, in una conferenza stampa a Campobasso. Con il governatore Donato Toma e la presidente della Fondazione Molise cultura Antonella Presutti la curatrice Vorrasi e il presidente di MetaMorfosi Eventi Pietro Folena, insieme al sindaco di Campobasso Roberto Gravina.
Una mostra attesa da un anno in Molise e rinviata a causa della pandemia, come ha chiarito la presidente della Fondazione Molise cultura Antonella Presutti. Un’iniziativa che insieme ai grandi appuntamenti, anche quelli teatrali, rappresenta l’occasione per far conoscere il Molise ai visitatori. La cultura che si fa mezzo di promozione del territorio. LA VIDEOINTERVISTA
“Si tratta di un progetto culturale molto raffinato e anche didattico – ha chiarito il presidente di MetaMorfosi Folena – che spiega chi è stato questo gigante dell’arte italiana, che tra Ottocento e Novecento portò l’esperienza del classico italiano nell’ambiente effervescente di Parigi”.
“Una mostra – ha precisato Chiara Vorrasi – che racconta non solo il grande ritrattista, ma anche il dietro le quinte che rivela come Boldini è arrivato ad essere Boldini”. Un artista che dipinse fino alla fine, realizzando a due anni dalla morte, quasi cieco, uno dei suoi grandi ritratti in mostra a Campobasso.
In esposizione ci sono 51 opere del ‘peintre italien de Paris’, di proprietà del Comune di Ferrara e in prestito a Campobasso: quadri ma anche oggetti personali e strumenti di lavoro, oltre a una scultura di Vincenzo Gemito. Dipinti e disegni, pastelli e acquarelli, che tratteggiano un ritratto a tutto tondo di una personalità sfaccettata e, a tratti, geniale. Rappresentazione di musicisti al culmine delle loro interpretazioni, di piazze gremite di folla e boulevards percorsi da carrozze, a cui fa da controcanto l’atmosfera sospesa dell’atelier abitato dai protagonisti dell’universo privato del pittore.
Parigi e dintorni, la seconda sezione della mostra, indaga l’attrazione esercitata su Boldini e su tanti altri artisti dalla città che, nella seconda metà dell’Ottocento, era l’effervescente capitale dell’arte. Nella sezione Lampi di vita nella notte parigina si racconta come Giovanni Boldini intorno al 1880 estese la propria indagine artistica anche all’universo scintillante della vita notturna parigina: teatri, caffè letterari, salotti musicali e balli all’aperto, che componevano lo spettacolo della ville lumière .
La quarta sezione, L’universo dell’atelier, indaga il rapporto tra Boldini e il luogo simbolo della creazione artistica. Il nudo e il paesaggio attraverso il temperamento dell’artista, quinta sezione dell’esposizione, presenta uno dei filoni più sperimentali della ricerca artistica di Boldini, evidenziando un processo di dissoluzione delle forme. Nella sesta e ultima sezione, L’eleganza del ritratto tra immediatezza e ufficialità la mostra approfondisce il tema del ritratto a cui Boldini legò indissolubilmente la sua fama e che riscrisse in senso moderno.
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