Nel giorno in cui ricorrono i 58 anni dalla nascita della Regione l’aula del Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la mozione che vede prima firmataria la capogruppo dem Fanelli, che impegna il governatore Toma ad avviare attività di interlocuzione con le regioni limitrofe allo scopo di rafforzare la cooperazione superando l’idea delle macroregioni. Per l’esponente dem è l’unica soluzione pecorribile per evitare il processo di desertificazione che sembra inarrestabile


CAMPOBASSO. A cinquantotto anni dalla proposta di legge costituzionale con la quale fu sancita la nascita della Regione Molise, nella giornata di oggi, 21 dicembre, il Consiglio regionale ha finalmente affrontato il tema dell’autonomia  alla luce dei dati impietosi che riguardano il decremento demografico in atto da tempo e che proietanno da qui ai prossimi 30 anni gran parte dei comuni, in particolare nelle aree interne, verso la desertificazione sociale. 

E proprio nella seduta consiliare monotematica del pomeriggio l’Aula ha approvato all’unanimità la mozione a prima firma della capogruppo Pd Micaela Fanelli che impegna il presidente della Regione ad avviare “attività di interlocuzione con i livelli istituzionali nazionali e regionali, e in particolare coi presidenti delle regioni confinanti al fine di verificare la percorribilità delle collaborazioni rafforzate a norma dell’art. 117, 8° comma della Costituzione; potenziare forme di collaborazione progettuale con le regioni nell’ambito degli strumenti di programmazione (PNRR e programmazione europea e nazionale 20/27), nonché sollecitare un confronto propositivo con la Commissione Parlamentare Bicamerale per le questioni regionali al fine di attuare una valutazione congiunta capace di ponderare vantaggi e svantaggi delle nuove strade del regionalismo solidale e cooperativo rispetto alle esigenze e bisogni della Regione Molise e, infine, di inviare l’attuale deliberato alla Conferenza dei Consigli Regionali e a quella delle Regioni”.

“La giornata di oggi – spiega Micaela Fanelli – insieme all’atto deliberato questo pomeriggio dall’Aula, rappresenta un momento importante di un percorso che ho inteso attivare sin dall’agosto 2020, con un primo incontro sul tema promosso a Termoli. Ed è proprio da lì che è poi continuato l’iter che ha portato, nell’ottobre dello scorso anno, all’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno, di cui sono stata prima proponente, per commissionare una dettagliata analisi – redatta poi dalla Svimez – sugli effetti positivi e negativi (economici, sociali, di competitività territoriale, finanziari) circa la possibilità di realizzare entità regionali che “accorpino” più Regioni, muovendo dal punto di vista dell’interesse della Regione Molise.

Per garantire che la forbice delle disuguaglianze non si allarghi, per garantire i diritti dei cittadini del Molise, per avere più forza nei confronti dello Stato centrale e dell’Europa, il primo passo – continua la capogruppo dem a Palazzo D’Aimmo – è proprio quello di attuare il dettato dell’ottavo comma dell’articolo 117 della Costituzione. Ovvero la cosiddetta cooperazione rafforzata, che offre alle Regioni la libertà di associarsi liberamente, attraverso accordi (bilaterali o plurilaterali) ratificati dalle rispettive leggi regionali, senza necessità di riforme costituzionali, per svolgere insieme alcune funzioni. Senza cancellare le proprie istituzioni, basandosi su meccanismi di gestione simili a quelli europei. Un primo aspetto su cui operare e per il quale il Consiglio ha voluto deliberare oggi un importante indirizzo all’azione del governo regionale.

Resta da tenere presente, tuttavia, di come ciò possa rappresentare solo l’inizio di un nuovo percorso che possa poi giungere a nuove e più complesse articolazioni capaci di ridisegnare la geografia istituzionale italiana, in una riforma del titolo V o quanto meno di una più compiuta e collaborativa attuazione. Nuove articolazioni che prendano in considerazione la soluzione più avanzata delle macroregioni.

Una delle opportunità migliori per ricostruire una rete istituzionale fondata sulla logica dei bisogni, dell’eguaglianza e della giustizia sociale, abbandonando quella fallimentare dei numeri che, così come ha certificato lo Svimez, negli ultimi anni ha visto il Molise avere la più alta perdita delle risorse umane nel settore pubblico allargato. In numeri, questo significa che assai difficilmente la nostra regione potrà migliorare i servizi se, negli ultimi anni, ha perso il 40% degli addetti del comparto della pubblica amministrazione”.

“Ma dalla Svimez – aggiunge Fanelli – impariamo anche come la nostra economia “aperta”, quella dell’export, conosce nel 2020 dei miglioramenti incredibili: più 26%, con picchi nel settore dell’agroalimentare e dell’automotive. A fronte di tutto questo però, impietoso è il dato demografico che parla di una ventesima regione che, nel 2065, avrà 13mila abitanti in meno nella fascia 0/14 anni. In pratica una città come Venafro che scomparirà definitivamente. Il tutto mentre anche l’immigrazione resta simile ai centri minori delle altre regioni e la seconda transizione demografica vedrà solo il 13% della popolazione molisana concentrarsi nei piccoli paesi al di sotto dei mille abitanti.

Tutti dati – conclude Micaela Fanelli – che ci inducono a ridisegnare il nostro abito completamente. Il Consiglio regionale sia un sarto attento. Oggi le misure sono state prese ed è un passo avanti. Ma solo un passo. Bisogna proseguire”.