MILANO/ISERNIA. Ha chiesto di essere processata con rito abbreviato la 19enne kosovara Bleona Tafallari, arrestata a Milano il 17 novembre dello scorso anno nell’ambito di un’indagine antiterrorismo. Lo riferisce Milano Today.
È accusata di avere fatto attività di proselitismo. Bleona è una ‘sposa pellegrina’ ovvero una Al Muhajirah (il suo nickname sulla piattaforma Telegraph, ma anche il nome dato all’operazione antiterrorismo).
Radicalizzatasi a 16 anni, quando abitava a Isernia con la famiglia e già flirtava con Daesh, è sposata da gennaio del 2021 con un miliziano anche lui di origine kosovara e imparentato con il macedone Kujtim Fajzulai l’attentatore di Vienna (4 morti e 23 feriti), tutti appartenenti alla cellula salafita trapiantata in Germania ‘Leoni dei Balcani’ provvista di numerosi arsenali e impegnata a compiere attentati in giro per il mondo.
La giovane è ritenuta responsabile di “una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche”, che avrebbe svolto, anche grazie alle sue spiccate capacità di persuasione, attraverso diversi social, primo tra tutti Telegram, adoperandosi come messaggera tra uomini (per lo più controllati e quindi non in grado di comunicare liberamente tra loro) e nel fornire aiuto a donne in difficoltà, ma anche nel dargli consigli su come vestirsi, comportarsi e su chi sposare, ovvero “uomini con barba e capelli lunghi”. Nel cellulare la seguace dell’Isis aveva diverse immagini della ‘guerra agli infedeli’, numerosi documenti sul movimento terroristico, tra cui anche uno, in lingua italiana, dall’eloquente titolo ’44 modi per sostenere il jihad’, oltre a “istruzioni per il confezionamento di ordigni artigianali”.
La 19enne, domiciliata in via Padova a Milano, avrebbe inoltre svolto “una funzione di proselitismo alla causa dell’Islam radicale nei confronti di ragazze kosovare, anche minorenni”, ed in particolare, “in una chat Telegram del 24 febbraio 2021 prometteva a una interlocutrice sedicenne che si faceva chiamare ‘fatina’ e con cui reciprocamente si appellava come ‘Leonessa’ che le avrebbe trovato come sposo un ‘Leone’, vale a dire un appartenente ai Leoni dei Balcani, con il quale morire da martire dopo un matrimonio ‘bagnato dal sangue dei miscredenti’”, come si legge sempre nell’ordinanza.
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