Il primario del Pronto soccorso di Isernia spiega la sua idea sulla mancanza di “una reazione interna forte da parte del personale” di fronte allo stato in cui versano gli ospedali molisani


ISERNIA. Quando si parla di sanità pubblica molisana, di lotte e di manifestazioni, una delle critiche più comuni è sempre la stessa: manca la gente, i cittadini non partecipano, e spesso neanche il personale. Una questione sulla quale si è interrogato anche il dottor Lucio Pastore, primario del Pronto soccorso del Veneziale di Isernia, sui social media. Provando, inoltre, a dare una risposta ben precisa.

“Mi sono posto una domanda – scrive Pastore – come mai, nonostante la progressiva distruzione degli ospedali da parte della politica non si ha una reazione interna forte da parte del personale? Sicuramente il dato anagrafico di gran parte dello stesso è un elemento importante perché gran parte è vicino alla pensione. Ma un altro dato è sicuramente fondamentale – prosegue il primario – più diminuisce il personale e più aumentano le prestazioni aggiuntive ed i guadagni da parte di chi si adatta a questa modalità di lavoro”.

“Reggere gli ospedali su prestazioni aggiuntive che fanno guadagnare molti soldi a chi le fa  e su cooperative esterne significa precarizzare sempre più il sistema e rendere meno efficienti queste strutture”, sottolinea Pastore. E spiega: “Ecco come la politica ha trovato il modo di evitare una ribellione interna. Cercare di arrangiare turni per evitare di far crollare il sistema è stancante e stressante e non dà alcun valore aggiunto. Questa quinta colonna interna agli ospedali rappresenta la stampella del potere per arrivare alla distruzione degli stessi”.

Così, per il primario, “la stanchezza di andare avanti in una lotta diventa dominante. Ma è importante fare chiarezza che complici della distruzione del sistema pubblico sono pure interni alle strutture”.