L’EDITORIALE

di Alessandra Decini

È il ritratto di un Molise gattopardiano quello restituito dalle urne. Una regione in cui invocare il cambiamento è ormai pratica consolidata, ma poi tutto resta uguale a se stesso (o quasi) per scelta degli elettori, liberi o presunti tali. E allora avanti tutta e tanti tanti auguri di buon lavoro al neo governatore Francesco Roberti e alla squadra degli eletti di centrodestra. Ma anche di centrosinistra, per una sana opposizione.

D’altronde se i volti nuovi sono pochi significa che gli uscenti hanno lavorato bene, anche quando sembrava che tutto andasse male, sia tra loro che per la gente…perché, in fondo, mica poteva essere tutta colpa di Donato Toma?! Ed ora saranno sicuramente capaci di mettere da parte la litigiosità per non sacrificare un altro agnello sull’altare di campanilismi e personalismi.

Ma avranno lavorato bene pure i consiglieri di minoranza nel loro ruolo di “sentinelle della democrazia”, se i cittadini hanno confermato loro fiducia.

Però, a guardar meglio, si sono recati al voto solo il 47,24% degli elettori…meno della metà dei molisani aventi diritto…addirittura 15.668 in meno del 2018.

Quindi, in perfetto trend nazionale, ha vinto l’astensionismo, che premia evidentemente il centrodestra o comunque quelli che hanno, in qualche modo, gestito il potere. Oggi o ieri.

Tra coloro che non si sono recati alle urne ci sono sicuramente gli indifferenti e gli scontenti, gli sfiduciati. Questi ultimi sono forse la maggioranza. Anche la loro scelta è legittima, come rivendica più di qualcuno nell’agorà social.  

Tuttavia, la posizione del non partecipare per indignazione è sempre un’arma a doppio taglio: un rischio calcolato per alcuni, ma con conseguenze per tutti. Amen.

Sulla graticola il centrosinistra, con la sua presunta incapacità di riuscire a presentare una nuova proposta. Eppure questa volta il metodo seguito per l’individuazione del candidato non sembrava poi così sbagliato. E non vale nell’analisi il senno di poi, di cui “ne sono piene le fosse” e con il quale si corre ai ripari per giustificare talvolta i propri insuccessi.

Gravina è un amministratore del territorio, con una discreta esperienza nella politica e certo un volto (semi)nuovo. Però, decisamente sottotono, non ha funzionato. Meglio Iannacone? Forse. Ma probabilmente, in caso di sconfitta, sarebbe stato tacciato di essere il classico “coniglio dal cilindro”, emblema dell’intellettuale di sinistra. E non lo avrebbe meritato.

E allora? Non ha funzionato l’alleanza Schlein-Conte? È opinione di chi scrive che, se così fosse, la politica in Molise avrebbe delle dinamiche di più ampio respiro che in realtà non ci sono, con buona pace di tutti. Il Pd, seppur vituperato (a livello regionale quanto nazionale, non sempre a torto), ha tenuto botta. È certamente crollato il Movimento Cinque Stelle, che in Molise ha avuto grande eco come valvola di sfogo di ogni forma di protesta, ma che non si è mai veramente ancorato ai suoi esponenti sul territorio (ed ogni performance significativa è del tutto personale), salvo mostrare guizzi al cospetto di Giuseppe Conte…ed è veramente troppo poco per vincere le Regionali.

Quindi spazio ai soliti, senza i quali però i numeri per fare risultato non ci sono. E non si può neanche chiedere loro di portare avanti una palingenesi cacciando se stessi!

Questa volta, peraltro, c’era un’alternativa: quella di Emilio Izzo, che puntava proprio ad eliminare (politicamente parlando, ndr) i “soliti noti”…eppure in pochissimi ci hanno creduto.

Che per i molisani la svolta nichilista sia una soluzione? Magari sì. In fondo il Molise esiste e resiste, come molte delle sue abitudini. E allora sorriso in volto, complimenti a chi ci ha messo la faccia e agli eletti. Che abbia inizio la nuova legislatura!