Accolta la richiesta del pm sul procedimento che vedeva coinvolti l’ex commissario della sanità Giustini e l’allora direttore sanitario facente funzioni dell’ospedale Cardarelli Sassi
di Deborah Di Vincenzo
CAMPOBASSO. Gestione dell’emergenza Covid: nuovo procedimento archiviato in Molise. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Campobasso Roberta D’Onofrio, accogliendo la richiesta del pubblico ministero sul caso che vedeva coinvolto l’ex commissario della sanità Angelo Giustini (difeso dagli avvocati Danilo Leva e Giuseppe Stellato) e l’allora direttore sanitario facente funzioni dell’ospedale Cardarelli Celestino Sassi (difeso dall’avvocato Roberto Guidi).
Indagini partite a seguito della denuncia-querela dei familiari di una paziente deceduta nel gennaio del 2021 nel reparto di Terapia Intensiva del presidio ospedaliero del capoluogo.
La vicenda è legata al cluster che si registrò nel reparto di Chirurgia dell’ospedale, proprio a partire dai primi giorni del 2021. Sotto la lente finì la situazione di promiscuità, causata anche dal restringersi degli spazi a disposizione (e quindi della possibilità di utilizzare la zona grigia) per via dell’accorpamento di reparti, e il fatto che dal Pronto soccorso venivano mandati in Chirurgia pazienti con il solo esito negativo del test rapido.
Anche in questo caso infatti, per i familiari, il contagio poteva essere stato causato dalla promiscuità tra reparti Covid e non Covid.
All’esito delle indagini e degli accertamenti tecnico-specialistici il pm richiese l’archiviazione, rilevando che “la causa della morte era ascrivibile ad insufficienza respiratoria acuta non dovuta a Sars Cov2”. Per il pubblico ministero, inoltre, “non vi era nesso eziologico tra inadempimenti /omissioni riscontrati e l’evento morte”.
Dunque, vi era insussistenza di profili colposi “a carico di soggetti rivestenti posizioni di garanzia”.
Il gip dispose delle investigazioni supplettive, all’esito delle quali il pm ha formulato una nuova richiesta di archiviazione. Accolta questa volta dal giudice in quanto “non è prevedibile che l’eventuale sviluppo dibattimentale possa in alcun modo corroborare un quadro investigativo già insufficiente fin dalla base delle indagini già sotto il profilo della materialità del reato”.
