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Serie A, Top&Flop della 33esima giornata

La vittoria dell’Inter targata Acerbi-Thuram nel derby sancisce la seconda stella per i nerazzurri


La vittoria dell’Inter targata Acerbi-Thuram nel derby sancisce la seconda stella per i nerazzurri, tornati a vincere il tricolore dopo due stagioni. Lo scontro diretto per la Champions tra Bologna e Roma va ai rossoblu, ora sempre più vicini a quelle notti europee solamente sognate e vissute da spettatori. In zona salvezza vittoria fondamentale per il Verona sull’Udinese, del Lecce sul Sassuolo e dell’Empoli su un Napoli irriconoscibile e che scuce definitivamente dal petto lo scudetto della scorsa annata.

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LECCENDARIO. In terra salentina è partita la petizione per la costruzione di una statua dedicata a Luca Gotti all’esterno del ‘Via Del Mare’, fautore della risalita del Lecce dal penultimo posto al più sette sul Frosinone terz’ultimo che vale al momento la salvezza, frutto di tre vittorie ottenute in scontri direttissimi con Salernitana, Empoli e Sassuolo.

La vittoria nel lunch match di domenica a Reggio Emilia rappresenta al meglio il lavoro di valorizzazione fatto dall’ex tecnico dell’Udinese dal suo arrivo, dove a beneficiarne è stato soprattutto Patrick Dorgu – terzino classe 2004 arrivato per 200 mila euro dal Nordsjaelland nell’ennesima operazione da maestro del mercato di Pantaleo Corvino- trasformato in esterno alto nel 4-4-2 e autore della rete del 2-0 sfruttando l’assist perfetto di Gallo, altra nota lieta della stagione dei giallorossi.

Funziona alla grandissima anche l’esperimento della doppia prima punta – mai esplorato da Roberto D’Aversa- con Nikola Krstovic ad agire da simil trequartista per imbeccare- come avvenuto nella rete del definitivo 3-0- Roberto Piccoli, autore di cinque gol in questa stagione e finalmente con un minutaggio elevato rispetto alle ultime stagioni, passate per la maggior parte dei minuti in panchina.

LA LAZIO È PER SEMPRE. La sponda biancoceleste di Roma nell’ultima settimana ha vissuto più di una turbolenza societaria, dettate dalle dichiarazioni e conseguenti addii di due bandiere come Luis Alberto e Felipe Anderson, con il primo pronto a rescindere il contratto – prolungato solamente qualche mese fa per ulteriori due stagioni- andando contro la dirigenza e con il secondo già ufficialmente prossimo ad indossare la maglia del Palmeiras.

A placare l’aria di polemica e di divisione – manifestata anche dalla rimozione della fascia di capitano dal braccio del mago- ci ha pensato lo stesso spagnolo, lasciando parlare il campo, realizzando la rete decisiva nella trasferta ostica a Marassi contro il Genoa e baciando lo stemma della sua Lazio, casa dolce casa per sette stagioni che lo hanno consacrato nell’élite dei centrocampisti del campionato italiano.

Lo stesso discorso è valido per Felipe Anderson -ritornato due anni fa per vivere una seconda esperienza in biancoceleste dopo il quinquennio 2013-2018, seguito da non felici esperienze in Inghilterra con il West Ham e con il Porto in Portogallo-, più volte oggetto del desiderio della Juventus – proprio il club bianconero sembrava essere in pole position per il suo acquisto- ma mai passato per Torino, preferendo il ritorno in patria in Brasile ma non prima di onorare la maglia biancoceleste fino all’ultimo minuto del suo contratto, dichiarando amore eterno alla società.

FLOP

IL BIANCONERO NON VA. Situazioni di classifica differenti – così come gli interpreti- ma problemi strutturali e di gioco molto simili per Udinese e Juventus, in una crisi di risultati senza fine che potrebbe concludersi in una stagione fallimentare rispetto agli obiettivi prefissati ad agosto.

La Juventus ha oramai affidato tutte le speranze di un trionfo nelle mani della Coppa Italia -con epilogo finale a Roma il 15 maggio contro l’Atalanta- dopo aver abbandonato le speranze di scudetto con la sconfitta a San Siro con l’Inter che ha creato un emorragia che ha allontanato il primo posto fino ai momentanei ventidue punti che dividono in questo momento la Juve dai nerazzurri già campioni.

Più critica la situazione dei Friulani- al terzo cambio in panchina con l’arrivo del campione del mondo Fabio Cannavaro- sconfitti quattro volte nelle ultime cinque – le ultime due sconfitte con Verona e Roma arrivate nell’ultimo minuto su corner- e più volte disattenti nei minuti conclusivi, come dimostra la statistica che vedrebbe i bianconeri con sette punti in più se i match terminassero al 90’ e addirittura con tredici punti in più se terminassero all’85’, sinonimo di timore e insicurezza difensiva per consolidare un risultato positivo.

(foto Sky Sport)

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