HomeNotizieCRONACAGiallo Masella, un caso ancora aperto: la procura generale impugna l'assoluzione

Giallo Masella, un caso ancora aperto: la procura generale impugna l’assoluzione

Si riparte dalla Corte d’assise d’Appello a Campobasso. Antonio Pinelli, cugino delle vittima e unico imputato, era stato assolto a marzo – per la seconda volta – dalle accuse di incendio e omicidio colposo

CAMPOBASSO. Nuovo colpo di scena nel processo per il caso Masella, che sembra destinato a non finire mai, nonostante siano passati 14 anni dai fatti. Il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Campobasso ha infatti impugnato la sentenza del giudice per le udienze preliminari del tribunale di Isernia, Antonio Ruscito, che lo scorso 22 marzo aveva deciso per l’assoluzione – la seconda dall’inizio del caso – di Antonio Pinelli, cugino della vittima, nei confronti del quale il pubblico ministero Federico Scioli aveva chiesto una condanna a 21 anni di carcere per incendio doloso, omicidio colposo o, in alternativa, morte derivante da altro reato e omissione di soccorso. La notizia è stata resa nota ieri dagli avvocati di parte civile, Carlo Moscato (che difende il padre di Masella) e Giovanni Petrarca (che assiste la madre), dopo il ricevimento della notifica. Si è ora in attesa che i giudici della Corte d’assise d’Appello di Campobasso fissino una nuova udienza. Di fatto, il processo riparte dunque per la terza volta.

Era il 27 agosto del 1999 quando, in un casolare di Roccamandolfi, fu ritrovato dai carabinieri il corpo carbonizzato del giovane Alessio Masella, 21 anni, di Cantalupo nel Sannio. Di qui partirono le indagini che portarono all’individuazione dell’allora 30enne Antonio Pinelli come presunto assassino del ragazzo. Quella sera i due erano insieme nel luogo della tragedia, a quanto pare per rubare del vino. Non trovandolo, avrebbero però deciso di portar via del carburante. I ragazzi non si accorsero, però, che all’interno c’erano dei fusti di nafta e benzina e, per far luce, usarono un accendino, con il quale avrebbero provocato l’incendio. Alessio, già claudicante, non riuscì a mettersi in salvo e morì. Mentre Pinelli, ustionato sul 25 per cento del corpo, riuscì comunque ad allontanarsi. Per gli inquirenti, però, il casolare fu incendiato volontariamente. Di qui il processo per omicidio nei confronti di Pinelli, nel quale la  difesa, rappresentata dal legale Gianluca Giammatteo, ricorse al rito abbreviato. Il giudice per le udienze preliminari di Isernia, Andrea Penta, nel 2008 decise per l’assoluzione, in riferimento ai capi di imputazione di incendio doloso e omicidio colposo, mentre il reato di furto aggravato fu prescritto. Avverso la sentenza di primo grado presentò ricorso la procura generale presso la Corte d’Appello di Campobasso. Si ripartì, dunque, nel maggio 2010, con l’avvio di un nuovo procedimento in Corte d’assise d’appello. La procura generale, infatti, ipotizzò l’omicidio volontario da parte di Pinelli. Ma nel corso del procedimento furono sollevate una serie di nullità, che ne comportarono il trasferimento all’attenzione della Cassazione. A quel punto, la Corte Suprema stabilì che il 14 luglio 2011 fosse necessario ripartire da capo, dinanzi al gup del tribunale di Isernia, sempre con il rito abbreviato. Poi, il 22 marzo, la seconda assoluzione: la morte del giovane sarebbe stata provocata solo da un tragico incidente. Ora, la terza riapertura del caso: si torna in Corte d’assise d’Appello.

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