HomeNotizieCRONACADrug Market: via Romagna e via Toscana, cocaina e disperazione. "Ti prego,...

Drug Market: via Romagna e via Toscana, cocaina e disperazione. “Ti prego, ho solo due botte”

Nuovi particolari sull’inchiesta che ha sgominato il ‘cartello’ della droga che gestiva, da casa, lo spaccio a Campobasso: marito e moglie, che nel frattempo si sono separati, ma che facevano affari insieme. La cocaina venduta a domicilio, a volte anche lanciata dalla finestra per le ‘urgenze’.


CAMPOBASSO. Nel quartiere cittadino, uno dei più popolosi e a rischio, quello strano andirivieni era stato notato e più di qualcuno si era posto qualche domanda.

L’appartamento della palazzina di edilizia popolare di via Romagna, da quest’estate, aveva sempre le finestre chiuse. Sembrava non ci vivesse più nessuno: c’era stato già un blitz, in piena regola con l’ausilio dei cani poliziotto e con perquisizioni, all’inizio di giugno. Poi quelle serrande sempre abbassate e un grave lutto nella famiglia oggi falcidiata dall’inchiesta ‘Drug Market’ che ha portato i Carabinieri del Comando Compagnia di Campobasso, coordinati dal procuratore Nicola D’Angelo, a scoprire come due famiglie (di fatto una famiglia allargata con basi operative a poche centinaia di metri di distanza: una via Romagna, l’altra in via Toscana) avessero stretto accordi per gestire lo spaccio di cocaina in città.

Una sorta di ‘cartello’ per consentire ad entrambe (gestite da una coppia di separati) di guadagnare senza pestarsi i piedi, come avviene nei grandi centri urbani dove la ‘piazza dello spaccio’ viene gestita dai clan. Con una importante organizzazione interna: gli ‘organizzatori’ al vertice e la ‘manovalanza’ alla base. Ai primi il compito di gestire la fase dell’acquisto e del taglio della cocaina, ai secondi quello di spacciare e di avvicinare possibili futuri clienti.

druga market 1

Droga pura all’81% come hanno appurato gli inquirenti, che arrivava da Succivo e da San Severo. E che poi, una volta arrivata nella casa di via Romagna, veniva tagliata (con altre droghe o con farmaci) per poter ‘triplicare’ la cocaina da piazzare sul mercato cittadino e dell’hinterland e quindi i guadagni. Rifornimenti che avvenivano almeno una volta alla settimana, visto le richieste della clientela (che nel frattempo si era fidelizzata).

Lo spaccio che avveniva in casa, come hanno documentato le immagini catturate dalla telecamera nascosta e dalle microspie per le intercettazioni ambientali, consentiva una certa tranquillità agli acquirenti che, per contattare gli spacciatori, li chiamavano a telefono usando un linguaggio criptato.

Vino, caffè, carne, persino i tagliapiastrelle. Solo parole in codice per chiedere se c’era la disponibilità di cocaina. Da sniffare o fumare.

Ma erano tutti intercettati, pedinati, monitorati dentro e fuori casa fin dalla scorsa primavera: meccanismo collaudato quello che avevano messo in piedi pensando di farla franca.

L’acquirente chiedeva, con una telefonata dal linguaggio criptato, se c’era disponibilità di droga. Una volta arrivato sotto la palazzina di via Romagna, uno squillo sul telefonino avvertiva il capofamiglia della ‘visita’ su prenotazione. Si apriva il portone, a volte senza nemmeno citofonare, e dopo due minuti il compratore era già di nuovo in macchina, con la sua bustina di cellophane in tasca o nascosta nelle mutande.

Lo scenario che si evidenzia dalle intercettazioni è inquietante. “Ti prego (dice l’acquirente intercettato, rivolgendosi ad uno degli arrestati C.D.V., ndr) ho solo un paio di botte, se mi tiro una poi…. Ti prego, dammi almeno uno 0.1, me lo faccio e sono a posto, ti prego non mi lasciare così”. La richiesta, disperata, a fronte dell’impossibilità di poter pagare, con soli 20 euro, la dose. Nemmeno giornaliera, purtroppo.

Un vero e proprio supermercato, che provvedeva anche a consegne lampo. Dopo i consueti accordi telefonici, se c’era fretta la merce si consegnava anche al volo. Letteralmente. Buttandola dalla finestra mentre giù, in via Romagna, c’era l’acquirente pronto a raccoglierla.

Pagine e pagine di un’inchiesta che consegna alla città un altro spaccato inimmaginabile: domanda e offerta che si incrociano, in un palazzone di edilizia popolare dove, venerdì, quelle finestre rimaste chiuse per mesi si sono di colpo spalancate. Per un giorno intero la luce ha invaso di nuovo quell’appartamento dove il buio proteggeva quella famiglia da occhi indiscreti. Venerdì il sole è entrato in quella casa dove il silenzio ha lasciato spazio per qualche ora al latrato di un cane rimasto solo. Poi, da ieri pomeriggio, di nuovo serrande abbassate e silenzio.

lusa

Unisciti al gruppo Whatsapp di isNews per restare aggiornato in tempo reale su tutte le notizie del nostro quotidiano online: salva il numero 3288234063, invia ISCRIVIMI e metti “mi piace” al nostro gruppo ufficiale https://www.facebook.com/groups/522762711406350/

 

Più letti

Lo sguardo di un inviato di guerra: a Campobasso arriva Giammarco...

Nuovo appuntamento con l’ottava edizione dell’art festival Poietika. A dialogare con l’ospite la giornalista Rai Maria Grazia Fascitelli CAMPOBASSO. Prosegue la programmazione di Poietika, l’art festival...
spot_img
spot_img
spot_img