Bleona Tafallari si è radicalizzata all’età di 16 anni, proprio durante la sua permanenza nel capoluogo pentro. Devota sostenitrice del Daesh, la giovane donna aveva sul cellulare video di decapitazioni e di istruzioni per fabbricare ordigni


ISERNIA/MILANO. È avvenuto mentre viveva a Isernia il processo di radicalizzazione della terrorista 19enne Bleona Tafallari, arrestata dalla polizia di Stato all’alba di oggi. La giovane italiana di origine kosovara, è accusata di associazione con finalità di terrorismo.

L’arresto, come riferisce Milano Today, è scattato a seguito di un’indagine coordinata dalla Procura di Milano dopo acquisizioni di intelligence su un 21enne miliziano di origini kosovare – legato alla cerchia dell’autore della strage di Vienna del 2 novembre 2020 (nella quale morirono quattro persone), Kujtim Fejzulai – che lo scorso gennaio, in Germania, ha sposato la 19enne con rito islamico. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale meneghino, Carlo Ottone De Marchi, dopo che gli investigatori della Digos hanno trovato riscontri sulla sua adesione al movimento terroristico. 

Arrivata in Italia nel 2009, Tafallari ha frequentato scuole elementari e medie nel nostro Paese. Poi è arrivato il matrimonio combinato con il mujahidin 21enne, miliziano tedesco di origine kosovare, che ha sposato dopo averlo conosciuto online. La radicalizzazione è avvenuta quando aveva 16 anni e si trovava a Isernia. Il processo si è svolto in autonomia e online: in rete è arrivata a entrare in contatto persino con un terrorista pronto a colpire in Kosovo.

La giovane è ritenuta responsabile di “una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche”, che avrebbe svolto, anche grazie alle sue spiccate capacità di persuasione, attraverso diversi social, primo tra tutti Telegram, adoperandosi come messaggera tra uomini (per lo più controllati e quindi non in grado di comunicare liberamente tra loro) e nel fornire aiuto a donne in difficoltà, ma anche nel dargli consigli su come vestirsi, comportarsi e su chi sposare, ovvero “uomini con barba e capelli lunghi”. Nel cellulare la seguace dell’Isis aveva diverse immagini della ‘guerra agli infedeli’, numerosi documenti sul movimento terroristico, tra cui anche uno, in lingua italiana, dall’eloquente titolo ’44 modi per sostenere il jihad’, oltre a “istruzioni per il confezionamento di ordigni artigianali”.

La 19enne, domiciliata in via Padova a Milano, avrebbe inoltre svolto “una funzione di proselitismo alla causa dell’Islam radicale nei confronti di ragazze kosovare, anche minorenni”, ed in particolare, “in una chat Telegram del 24 febbraio 2021 prometteva a una interlocutrice sedicenne che si faceva chiamare ‘fatina’ e con cui reciprocamente si appellava come ‘Leonessa’ che le avrebbe trovato come sposo un ‘Leone’, vale a dire un appartenente ai Leoni dei Balcani, con il quale morire da martire dopo un matrimonio ‘bagnato dal sangue dei miscredenti'”, come si legge sempre nell’ordinanza.

Nel telefono della 19enne, inoltre, è stata trovata anche l’inquietante immagine di un neonato di due mesi con una pistola poggiata sull’addome e un cappello con shahada (la testimonianza di fede con cui i musulmani dichiarano di credere in un solo e unico dio e nel suo profeta Maometto): il bambino, come spiegato in conferenza stampa, era già considerato destinato al martirio. “Ha più valore quel cappello di tutto quello che c’è vicino”, si sente dire in una chiamata, intercettata, tra la giovane e la madre del piccolo. Parlando della decapitazione – ad opera di un terrorista islamico – del docente Samuel Paty, inoltre, la giovane aveva commentato: “Lezione per tutti gli altri insegnanti Se l’è meritato! Che Allah ci protegga dai miscredenti”.

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