Per il fallimento di una società immobiliare sul quale era ancora pendente un ricorso in Cassazione. Il legale difensore: provvedimento sproporzionato, impugneremo subito. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 71 milioni di euro
ROMA-ISERNIA. Arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta il noto imprenditore isernino Camillo Colella, attivo tra l’altro nei settori delle acque minireali e dell’immobiliare.
L’operazione della Guardia di Finanza di Roma è scattata stamani all’alba e l’arresto è stato eseguito dai militari delle Fiamme Gialle di Isernia. Al centro delle indagini, il fallimento di una società immobiliare facente capo all’imprenditore, la Como srl: un provvedimento verso il quale Colella aveva già in precedenza presentato ricorso in Cassazione, tuttora pendente, contestandone la validità.
Assistito dall’avvocato penalista del Foro di Roma Alessandro Diddi – già legale, tra gli altri, di Salvatore Buzzi nel noto processo capitolino ‘Mondo di mezzo’ – per Colella è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Una decisione giudicata “assolutamente sproporzionata” dal legale difensore, visto che se il ricorso venisse accolto dalla Suprema Corte, verrebbe meno il fondamento su cui poggia l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta.
La misura restrittiva del giudice per le indagini preliminari Massimo Marasca di Roma sarà dunque impugnata al più presto.
Secondo il gip, che ha ravvisato il pericolo di fuga, Colella “cagionava per effetto di operazioni dolose il fallimento della Como srl, volutamente e consapevolmente gestendo la società con modalità tali da causarne il dissesto, in specie mediante il sistematico inadempimento agli obblighi nei confronti dell’Erario”. Le indagini, relative a fatti risalenti ad alcuni anni fa, hanno evidenziato che Colella metteva in atto “condotte volte a ostacolare l’accertamento e la riscossione dei relativi crediti nonché ad attuare lo svuotamento della società di ogni asset patrimoniale ed economico”.
Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 71 milioni di euro. Colella era già finito ai domiciliari per una frode fiscale nel 2015.
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