HomeNotizieCRONACAIttierre, Bianchi rifiuta il diktat: azienda a serio rischio chiusura

Ittierre, Bianchi rifiuta il diktat: azienda a serio rischio chiusura

L’imprenditore boccia la fidejussione nei termini proposti dalla Regione: violerebbe la par condicio tra i creditori, presentando addirittura ”anomalie e illeciti penali”. Stipendi di giugno il 6 agosto; mensilità di luglio a fine mese. I sindacati: fine della trattativa. E invocano l’intervento di Frattura per “individuare percorsi alternativi atti a garantire i livelli occupazionali e il sostegno al reddito di 700 lavoratori”

PETTORANELLO DEL MOLISE. Nessun margine di trattativa. E lo spettro della chiusura che aleggia minaccioso sulle teste di 700 lavoratori. Antonio Bianchi, patron di Ittierre, non ha accettato il diktat in sei punti intimatogli dai sindacati in rappresentanza dei lavoratori. O meglio, su alcuni argomenti ha mostrato anche segnali d’apertura. Ma sulla fidejussione da 5 milioni di euro, in particolare, si è mostrato sordo a ogni richiamo. Vediamo passo per passo il botta e risposta tra l’imprenditore e gli scioperanti. Questi ultimi, ricordiamo, avevano chiesto “la massima tutela dei dipendenti che, venendo a mancare, provocherà un inevitabile nuovo ricorso a forme di protesta irreversibili; il pagamento dello stipendio di giugno immediatamente e comunque prima della ripresa produttiva; quello di luglio entro il 10 agosto, come da consuetudine aziendale; che l’Ittierre si attenga in tempo reale allo schema di finanziamento, comunicato dalla Finmolise, per l’ottenimento della fidejussione di 5 milioni di euro finalizzata al pagamento dei dipendenti e dei fasonisti e fornitori di beni e servizi molisani; che l’azienda ridiscuta con la Rsu la rotazione da utilizzarsi nella cassa integrazione ordinaria e proceda ad un nuovo accordo con le organizzazioni sindacali per il secondo periodo di 13 settimane (dal 25 agosto in poi), prevedendo il pagamento diretto da parte dell’Inps e considerando anche la possibilità di poterla trasformare in cassa integrazione straordinaria; infine, che per la questione delle ferie estive ci sia il pieno rispetto delle norme contrattuali e la formale comunicazione del periodo di chiusura, onde evitare altre frizioni tra proprietà e dipendenti”. Nel tardo pomeriggio la replica per iscritto, punto per punto, dei vertici aziendali. Uno: “La tutela dei lavoratori c’è sempre stata – queste le parole vergate da Bianchi – Se ci si riferisce alla cassa integrazione, questa non è certo una punizione ma una necessità aziendale che nelle forme dovute concorderemo con le rappresentanze sindacali”. Due: il pagamento dello stipendio di giugno, come già messo a conoscenza dei sindacati, era slittato al 5 agosto e, da oggi, “necessariamente al 6 a causa del blocco delle spedizioni e al conseguente blocco delle fatturazione, dovuto al proseguimento dello sciopero”. Tre: la mensilità di luglio sarà garantita entro la fine di agosto, con l’impegno della proprietà ad anticiparne i termini “compatibilmente con le disponibilità finanziarie”. Quattro, il nodo centrale della trattativa saltata: la fidejussione, sulla quale Bianchi non si discosta di un centimetro dalle proprie convinzioni. La formulazione della delibera regionale in merito, secondo il numero uno di Ittierre, “presenta delle anomalie e degli illeciti penali, quali la violazione della ‘par condicio creditorum’”. Insomma, a suo dire, onorare i debiti solo verso le maestranze, i fasonisti e i fornitori molisani sarebbe una condizione inaccettabile. Cinque: sugli ammortizzatori sociali l’imprenditore si mostra disponibile, ma altrettanto vago. “Concordiamo pienamente sul punto, con l’aggiunta che la cassa integrazione rimanga in questo momento uno strumento indispensabile di risparmio sul costo del lavoro”. Sei: le ferie, ultimo argomento in scaletta. Confermata la chiusura nella settimana centrale di Ferragosto, ma “l’eccezionalità” della situazione “richiede uno scaglionamento delle ferie da parte di alcuni uffici legati alla produzione”. La controreplica dei sindacati non si è fatta attendere. Ed è di quelle che scrivono la parola fine su ogni possibile intesa: “Con rammarico verifichiamo che il dottor Bianchi – si legge nella nota di Filctem Cgil, Ugl tessili, Femca Cisl e Uiltec Uil – non ha fornito risposte adeguate alle richieste su nessuno dei punti posti alla sua attenzione, addirittura eludendone alcune; ha usato un linguaggio inadeguato e a tratti anche provocatorio, che certamente non aiuta la ricerca delle soluzioni e il ripristino di un dialogo costruttivo nell’interesse di tutti; ha risposto con l’ennesima provocazione, paventando “la chiusura dello stabilimento” senza troppe spiegazioni. Di qui l’appello – disperato – alle istituzioni, in particolare al governatore Frattura, perché intervenga a sostegno dei lavoratori. “Essendo questo l’atto conclusivo di una trattativa oramai senza soluzioni – concludono i sindacati – si richiede l’immediato intervento delle massime figure istituzionali, a partire dal presidente della Regione Molise, al fine di individuare percorsi alternativi atti a garantire i livelli occupazionali ed il sostegno al reddito di 700 lavoratori”. E la protesta non si ferma.

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