CAMPOBASSO. Grida aiuto. La sua storia, purtroppo, è una delle tante che affollano le cronache italiane negli ultimi tempi. Ma è pur sempre una storia umana e sol per questo un caso che merita attenzione. A scrivere ai giornali locali, ma anche a trasmissioni note come ‘Servizio pubblico’, ‘Forum’ o ‘Pomeriggio Cinque’, è un 52enne campobassano desideroso di ricevere ancora un’opportunità per continuare a vivere, almeno dignitosamente. L’uomo dice di essere disoccupato e di vivere ancora con l’anziana madre, purtroppo malata. E di andare avanti grazie alla modesta pensione di reversibilità della donna. Desidera lavorare, ma ogni spiraglio occupazionale pare chiudersi dinanzi ai suoi occhi. ”Ho cercato sino ad oggi, con tutte le mie forze, senza l’aiuto di nessuno, – racconta il 52enne molisano – di rendermi autonomo economicamente, di trovare un lavoro stabile ma inutilmente. Ho fatto di tutto e maturato varie esperienze diverse, anche nel campo artistico in generale. Tutti i miei sogni, tutti i miei tentativi si sono infranti miseramente contro la dura realtà”. Di qui l’attacco ad un sistema, poco meritocratico e prevalentemente basato sui rapporti ‘che contano’. “Privo di conoscenze e di coperture politiche, – prosegue l’uomo con disperazione – ho incontrato mille difficoltà in ambienti che privilegiavano la forza fisica, la competizione, la spregiudicatezza e quant’altro. Che per la mia educazione, per il mio carattere non ero in grado di assicurare. Mi sono imbattuto in persone sbagliate, egoiste, non dotate di un minimo di sensibilità; persone – prosegue l’amaro sfogo – che non solo non mi hanno teso una mano, ma mi hanno reso tutto difficile e insormontabile. Oggi sono veramente disperato!”. Disperazione che potrebbe rischiare di sfociare in dramma. “Non so cosa fare! – aggiunge il 52enne – A volte medito le cose più assurde. Ma non voglio credere a gesti inconsueti ed estremi. Voglio ancora credere nelle istituzioni, nella Chiesa, che fanno il bene di tutti e non dei loro clienti, nelle persone per bene, che manifestano concretamente la loro solidarietà per chi ha bisogno. Voglio credere – conclude l’uomo, con l’ultimo barlume di speranza rimastogli – in un mondo dove ci sia un po’ di spazio anche per chi come me, che probabilmente non ha grosse eccellenze e qualità, ha diritto di vivere la vita nel suo piccolo con dignità”. Una missiva piena di dolore alla quale il 52enne auspica possa seguire una qualche risposta “seria ed affidabile”; una via d’uscita.