HomeSenza categoriaMichele Petraroia si arrampica sugli specchi (e sul Muro di Berlino)

Michele Petraroia si arrampica sugli specchi (e sul Muro di Berlino)

 

 

CAMPOBASSO. “E’ indubbio – tiene a precisare Michele Petraroia in una nota pubblicata anche sul suo blog personale – che quel 9 novembre del 1989 abbia rappresentato una data epocale tra un prima che non tornerà più e un dopo che ha mutato l’agenda globale. Nessuno rimpiange la dittatura del proletariato con le privazioni imposte dalla nomenclatura in nome di un’ideale marxista-leninista che non ha retto al cospetto della storia”. Una premessa che serve a rendere però più digeribile l’attacco che l’attuale assessore regionale al Lavoro sferra al capitalismo: “Ricordo più Encicliche del Papa polacco cresciuto sotto la dominazione sovietica in cui si interrogava sui limiti del capitalismo come modello sociale di riferimento per l’umanità. Giovanni Paolo II non può essere derubricato come un simpatizzante comunista, ma vide prima di altri e meglio di coloro che oggi inneggiano in modo acritico alla caduta del Muro, che un capitalismo egemone sul piano mondiale, senza più contrappesi di rilievo, avrebbe esteso lo sfruttamento, indiscriminato e selvaggio, sugli uomini e sulle risorse dei paesi poveri, sancendo regole scritte con le mani dei forti per dare sempre ragione ai ricchi e ai potenti”.

Il bravo oratore Petraroia (non è mai un difetto, sia chiaro), in questo caso fa sfoggio di ottima retorica e nel giro di poche frasi prima esalta la caduta del Muro, poi la trasforma in un tema complesso, alla fine il Muro diventa addirittura l’unico contrappeso di rilievo allo sfruttamento dell’umanità. Perché, come sottolineato nel titolo eloquente dell’articolo, le macerie del muro hanno portato libertà nell’Est e al contempo minori tutele sociali nell’Ovest. Un gioco di parole abbastanza sofisticato quello dell’ex sindacalista per guardare con una certa nostalgia al passato che fu e soprattutto per marcare la sua posizione nei confronti del presunto neo liberlismo renziano.

Senza retorica e senza giochi di parole: la speculazione finanziaria ha indubbiamente indebolito l’Occidente e prodotto ingiustizie e disparità, si tratta di un male a cui però non può essere contrapposto (come fa Petraroia) un altro male, di gran lunga peggiore: il comunismo ha distrutto milioni di vite, a cui sono stati negati per decenni il benessere e i diritti più basilari. Centinaia (è difficile avere una stima precisa) di cittadini della Germania Est sono morti tentando di attraversare quell’assurda barriera e di scappare da un regime totalitario e sanguinario.

C’è quindi ben poco da rimpiangere, i difetti evidenti del sistema capitalista non possono essere certo risolti tramite un revisionismo storico che prova maldestramente a rievocare una guerra fredda di cui pochi sentono onestamente la mancanza. Alle teorie dell’attuale vice governatore, basterebbe poi rispondere con i numeri dell’economia americana, baluardo del tanto bistrattato capitalismo: negli Usa la crisi è già un lontano ricordo, mentre nell’Europa tardo socialista (con tutte le misure assistenziali e il carico di spesa pubblica tanto cari all’assessore) la recessione morde peggio di prima. Sarà solo una casualità?

Meglio festeggiarla senza se se, senza ma e senza troppi rimpianti la caduta di quel maledetto muro. E pensare a come conquistare, traformando quel successo di 25 anni fa in una vittoria duratura, la vera libertà.

Jones

 

 

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