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Ittierre, Petraroia di lotta (e non di governo): reagiremo all’inerzia verso centinaia di famiglie

PETTORANELLO DEL MOLISE. Scadrà dopodomani il termine ultimo per l’adesione alla mobilità volontaria dei circa 550 dipendenti Ittierre a seguito del licenziamento collettivo per riduzione del personale. Ore febbrili, dunque, per le sorti dell’economia di un’intera provincia, quella di Isernia, già duramente provata dalla crisi. Per far sì che i lavoratori possano avere qualche prospettiva, le segreterie regionali di Filctem CGil e Uiltec Uil, in una nota, sollecitano la convocazione immediata di un tavolo regionale, che preceda quello previsto il 27 novembre, in Commissione attività produttive della Camera dei deputati, per discutere del riconoscimento dell’Area di crisi. Anche l’assessore regionale al Lavoro, Michele Petraroia, torna sulla questione, auspicando che non sia necessario finanche lo strumento della lotta di piazza, come già avvenuto per le acciaierie di Terni e altre delicate vertenze, per avere la dovuta attenzione del governo Renzi.

“La situazione dei dipendenti Ittierre – scrivono Cgil e Uil in una nota – la maggior parte di loro ancora solo per poche ore con questo status prima di diventare ex dipendenti, sta evolvendo in maniera preoccupante prefigurando una via sempre più stretta da percorrere per dare qualche speranza di lavoro alle centinaia di famiglie coinvolte. L’appello delle istituzioni per l’attivazione di un tavolo di crisi ministeriale allo scopo di ricercare soluzioni è un passaggio possibile e dovuto, ma deve essere preceduto dall’immediata attivazione di un tavolo tematico regionale, peraltro già concordato tra parti sociali e Governo regionale. Si deve attivare un tavolo di crisi del settore tessile in maniera tempestiva – continuano i sindacati – per seguire da vicino l’evoluzione delle vicende della Oti, che lasciano sempre più appese ad un filo le speranze di far ripartire il ramo d’azienda dell’Ittierre. Bisogna affrontare velocemente questa questione, insieme, per far sì che il lavoro fatto fino ad ora non vada perduto ma, soprattutto, bisogna cominciare ad interloquire tutti insieme con i possibili imprenditori che si stanno affacciando in Molise per recuperare quel know how che Ittierre sta liberando da qualsiasi vincolo. Bisogna concertare insieme agli assessori regionali al Lavoro e Attività Produttive le azioni da mettere in campo per favorire l’arrivo di imprenditori del settore tessile che vogliono investire in Molise. Ma la discussione – concludono – deve partire subito per avere i lavoratori ancora nello stato d’animo predisposto a combattere per avere un futuro. Se dovesse sopravvenire la rassegnazione, diverrebbe inutile qualsiasi discussione e saremmo tutti costretti a porci problemi di natura diversa su un’intera Provincia che, già ultima in Italia come reddito pro capite, potrebbe essere contaminata da dinamiche sociali drammaticamente in uso a pochi chilometri di distanza”.

Più combattivo, almeno a parole, Petraroia: “Bene la convocazione a Palazzo Chigi della vertenza di un’azienda di Trieste con la Regione Friuli Venezia Giulia – esordisce l’assessore – che ha consentito di salvaguardare 410 posti di lavoro. Questa impostazione perseguita per le vertenze dell’Electrolux di Pordenone, per le acciaierie di Piombino e per tante altre imprese del Centro-Nord è quella giusta, perché rispetta i territori e aiuta le aziende e i lavoratori a costruire soluzioni per superare la crisi. E’ chiaro che il Governo non sempre riesce a offrire risposte positive a tutti, ma almeno prova a mettere le mani nei problemi veri degli italiani e si adopera per difendere intere comunità dal declino industriale e dalla desertificazione sociale”. La stssa attenzione, Petraroia auspica che venga riservata anche al Molise, “possibilmente senza essere costretti a emulare gli operai delle acciaierie di Terni con azioni forti e scontri duri. I nostri numeri sono da allarme sociale, l’entità dei posti di lavoro in gioco sono il doppio dei 410 occupati dell’azienda di Trieste per la sola vertenza Ittierre, le sollecitazioni burocratiche sono state inoltrate da sei mesi e non c’è alcuna ragione plausibile per non attivare un confronto nazionale serio sul futuro della Gam e delle filiere agro-alimentari, metalmeccaniche e tessili a Palazzo Chigi“.

Poi la stilettata: “Perché il Governo non rende conto dell’operato della gestione commissariale all’Ittierre, coordinata dal ministero dello Sviluppo, e non spiega la validità di scelte che hanno portato al crollo di una realtà produttiva tra le più importanti a livello internazionale del sistema moda? Perché con numeri così elevati di lavoratori coinvolti non è possibile avviare un’istruttoria che riconosca l’Area di crisi, l’accesso al fondo Feg o l’individuazione di una proposta industriale solida, stabile e di lungo respiro? Ai dipendenti dell’Ittierre è negato anche il diritto ad accedere a misure straordinarie di tutela con ammortizzatori sociali specifici, visto il decreto ministeriale sulla cassa in deroga che restringe i margini di utilizzo, accesso e fruibilità. Al cospetto di una situazione simile – conclude Petraroia – c’è da serrare i ranghi e alzare il tiro. Non siamo disponibili ad accettare in modo passivo l’inerzia del Governo su vertenze di queste proporzioni, da cui dipendono le sorti di intere comunità e di centinaia di famiglie. In assenza di alternative, il territorio non potrà che unire le forze e lottare con determinazione per il proprio futuro“.

 

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