HomeNotizieCRONACA“Feto nato vivo”: la verità sulla morte del neonato di Rocchetta

“Feto nato vivo”: la verità sulla morte del neonato di Rocchetta

ISERNIA. Marco Neri, dopo l’estrazione dal grembo materno, era vivo. Questo quanto emerso dalla perizia discussa ieri presso il tribunale di Isernia dal consulente tecnico d’ufficio, Carmine Nappi, nominato dal giudice per l’udienza preliminare di Isernia, Antonio Ruscito. La vicenda è quella del neonato morto presso l’ospedale di Isernia il 14 giugno del 2011, che vede imputate cinque persone (due ginecologi, un pediatra, un’ infermiera-ostetrica e un ostetrico, che quel giorno erano già in sala parto o vi entrarono in un secondo momento) per omicidio colposo. Fu il papà del neonato, Vincenzo Neri, camionista di 38 anni di Rocchetta al Volturno, a depositare un esposto denuncia in questura per capire se quanto accaduto fosse evitabile. Per comprendere esclusivamente se i medici avessero fatto davvero tutto il possibile per salvare la vita a suo figlio. Del resto la moglie, Liliana Rodriguez, 33enne di origini boliviane, aveva già avuto un bambino, in passato. Dunque, aveva vissuto l’esperienza del parto. E aveva chiesto un cesareo, date le difficoltà emerse già durante il travaglio. Ma lo staff del primario preferì procedere per via naturale, in contrasto con la volontà della donna. La Direzione sanitaria, pochi giorni dopo il decesso, dispose un’indagine interna all’ospedale pentro, per poter così relazionare all’Asrem. Ad assistere la coppia, gli avvocati Francesco D’Orsi e Marco Pontarelli. E’ proprio D’Orsi a spiegare come il ctu Nappi, direttore del dipartimento universitario di Scienze ostetrico-ginecologiche dell’Università di Napoli ‘Federico II’, in circa due ore di discussione, ieri mattina, abbia in sostanza “delineato molto più chiaramente le posizioni e individuato le responsabilità diffuse. Acclarando che il feto era nato vivo, come dimostrato dalla prova su un polmone, che galleggiava quando immerso nell’acqua. Ciò vuol dire che all’interno c’era aria, dunque il bimbo respirava”. D’Orsi e Pontarelli hanno seguito passo passo le varie fasi dell’inchiesta, prolungatasi per due anni prima della richiesta di rinvio a giudizio da parte del sostituto procuratore Marco Gaeta nei confronti dei cinque tra medici, infermieri e ostetrici, che hanno tuttavia sempre respinto le accuse. Tempi lunghi, dovuti anche alle difficoltà incontrate dal medico legale incaricato dalla procura, la dottoressa Lucia Broccoli di Cassino, nello stilare la perizia autoptica per un caso rivelatosi particolarmente spinoso. Al momento di mettere la testa fuori del grembo materno, infatti, per il piccolo Marco subentrò anche un evento imprevedibile, la cosiddetta distocia di spalla. Il bimbo, in pratica, rimase incastrato con la spalla bloccata e il braccio di traverso. Di conseguenza, fu convocato d’urgenza in sala parto il primario – assente in quel frangente – che provvide a estrarre il feto con una delicata manovra. Ma per il neonato non ci fu nulla da fare. Il gup ha aggiornato l’udienza al 15 gennaio prossimo, data in cui si terrà la discussione e sarà deciso per il proscioglimento o l’eventuale rinvio a giudizio.

Dons

 

Più letti

Jamme Bbelle: il festival finisce a ‘Tarallucce e vine’

Ultimo appuntamento della seconda stagione della rassegna di teatro popolare domenica 12 maggio al teatro Fulvio di Guglionesi GUGLIONESI. Il momento in cui i genitori...
spot_img
spot_img
spot_img