HomeSenza categoriaIsernia, i sindaci snobbano la sanità pubblica

Isernia, i sindaci snobbano la sanità pubblica

ISERNIA. Quattro su cinquantadue hanno risposto all’appello. Gli altri, non pervenuti.

Non si sono fatti vedere i sindaci dei Comuni della provincia d’Isernia, all’incontro convocato ieri nella sala Raucci di Palazzo San Francesco, da Lucio Pastore, medico del Pronto Soccorso dell’ospedale pentro nelle vesti di rappresentante del  comitato ‘Veneziale Bene Comune’, in difesa della sanità pubblica, con l’avallo anche del comitato ‘Pro Cardarelli’. Presenti solo il vicesindaco di Isernia Maria Teresa D’Achille, accompagnata dalla consigliera Francesca Scarabeo; il sindaco di Roccamandolfi Giacomo Lombardi; il primo cittadino di Filignano e consigliere provinciale Lorenzo Coia e una rappresentanza del sindaco di Civitanova.

Tutti gli altri, si sono tenuti ben lontani, sebbene invitati e informati a più riprese. Gli astanti, comunque non molti, erano ‘semplici’ cittadini.

Una pagina nera nella storia delle amministrazioni locali. Si può anche non condividere una proposta, ma si dovrebbe avere almeno il buon gusto di ascoltarla, nelle vesti istituzionali e di rappresentanza conferite dal voto dei cittadini. Eppure, la classe politica molisana, ancora una volta, dimostra tutta la propria inadeguatezza, a partire dal basso. Lontana dai bisogni reali della gente, avvitata su se stessa e, soprattutto, incapace di dare risposte. Il problema sanità esiste, riguarda tutti, e non è facile. Dunque, se alla prova dei fatti una soluzione non esiste – soprattutto per il disinteresse e la noncuranza degli amministratori locali – si dovrebbe cercare almeno il confronto con chi ci sta mettendo la faccia, tutti i giorni, per trovare una scappatoia alla mannaia dei tagli sul servizio pubblico. Ma niente: questa sensibilità, ieri, non è stata dimostrata praticamente da nessuno. La mobilitazione, almeno dalla parte politica, non ci sarà. Cosa ancor più grave, nemmeno da quei candidati sindaci (uscenti) degli otto Comuni dove il 31 maggio si vota: un biglietto da visita niente male, per chiedere la fiducia dei cittadini.

Ma veniamo alla proposta. Pastore e il presidente del comitato, Caterina Ragusa, hanno sottolineato come la disastrosa situazione in cui versa il servizio sanitario regionale venga da lontano, e come sia da attribuire in gran parte alle passate gestioni, che hanno continuato con la solita politica clientelare, senza procedere a una razionalizzazione del sistema. Ciò ha portato il debito attuale a quasi 500 milioni, con l creazione di un sistema inefficiente, e alle accise e aliquote fiscali più alte d’Italia.

Nonostante lo sperpero di denaro pubblico, si hanno tempi biblici di attesa per gli esami specialistici, i  Pronto Soccorso sono costantemente congestionati ed enorme è la  difficoltà di ricovero per i pazienti. Inoltre, manca quasi del tutto la medicina territoriale, mentre sono aumentate a dismisura le convenzioni con strutture private, nonostante la pletora di strutture pubbliche.

Per Pastore e Ragusa, invece,l’organizzazione del sistema sanitario  deve essere pubblica e il privato convenzionato deve svolgere solo una funzione complementare, e solo per alcuni servizi che il pubblico non riesce ad erogare.

“Complessivamente – hanno spiegato – l’incidenza del privato convenzionato, così come avviene nella media del resto d’Italia, non può e non deve incidere per più del 20 per cento in ogni singolo settore (posti letto per acuti, posti letto di lungodegenza, medicina territoriale), anzi, per noi  deve essere assoggettato a un budget predefinito di spesa del 15 per cento del Fondo sanitario regionale, tenendo conto della pletora di strutture pubbliche con le quali è possibile organizzare l’offerta dei servizi all’utente”. Ciò comporterebbe il recupero di posti letto e fondi dal privato al pubblico.

Per quanto riguarda invece gli ospedali di Larino e Venafro, essi “vanno riconvertiti in strutture con posti letto a bassa e media intensità di cura, ambulatori attivi h 6-12, ospedali di comunità. Questi ultimi costituiscono una struttura fondamentale di riferimento, ad alta incidenza di assistenza infermieristico-riabilitativa, gestita con la collaborazione dei medici di base e di continuità assistenziale. È un supporto fondamentale del territorio per pazienti non gestibili a domicilio – ha evidenziato Pastore – ma che non hanno patologie acute che richiedono ricovero ospedaliero.  L’ospedale di Agnone, se effettivamente ci sarà un accordo di confine con l’Abruzzo e sullo stesso inciderà il 15 per cento della popolazione abruzzese con relativo e proporzionale contributo economico,  potrà rimanere come ospedale di zona disagiata. In assenza di questo accordo e relativo contributo finanziario,  dovrebbe avere la stessa riconversione degli ospedali di Larino e Venafro”. La riconversione di questi ospedali permetterà di mantenere l’indotto economico in quelle aree cambiando solo la tipologia degli utenti”. Infine, bisogna abolire la precarizzazione dei rapporti di lavoro in tutte le forme attualmente previste e rimodulare l’organizzazione del 118.

La lotta del comitato va avanti, con convinzione, per far sentire la propria a Campobasso e a Roma. Anche senza la politica. Quella con la p minuscola, si intende.

Pasquale Bartolomeo

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