ISERNIA. Ad andarci giù duro è stato Sergio Calce, segretario regionale dell’Unione sindacale di base, che ha sostenuto, ai microfoni di Telemolise, come “la politica portata avanti dal governatore Frattura è fallimentare sia dal punto di vista sanitario che da quello della programmazione o dello sviluppo del lavoro”. Parole dure, che evidenziano ancor di più la situazione drammatica in cui versa l’intera regione. Dunque, non solo sanità pubblica allo stremo ma anche lavoro e sviluppo fermi al palo. Nonostante le promesse della classe politica gli ospedali di Venafro e Larino sembrano ormai rassegnati allo smantellamento, quello di Isernia e Campobasso costretti a forti rimodulazioni con l’entrata in vigore della riforma Balduzzi e quello di Agnone sospeso nell’attesa che il Governo si pronunci sulla proclamazione di ospedale di area disagiata. “La regione – ha continuato il segretario Usb – finora ha fatto solo chiacchiere. Nel momento in cui a settembre la situazione rimarrà la stessa bisognerà scendere in campo uniti per difendere il diritto alla salute come bene pubblico di tutti e fare una seria programmazione sul futuro economico dell’intera Regione”.
Sara Ferri, segretario provinciale di Sel ed esponente del comitato ‘Veneziale bene comune’, da parte sua ha voluto porre l’accento su quanto ribadito in più occasioni e cioè che alla base del disegno politico di riorganizzazione della sanità pubblica ci sia un obiettivo ben preciso che vada oltre il mero immobilismo o le semplici inefficienze. “Dietro certi disservizi – ha sottolineato la giovane esponente della sinistra – c’è una volontà politica che mira a distruggere l’intero sistema pubblico”. “Non sono più rinviabili – ha continuato la Ferri – discussioni sul tema del diritto alla salute come diritto della collettività, per tali ragioni chiediamo una rivisitazione delle scelte operate dalla politica locale affinché la sanità pubblica torni ad essere centrale nel sistema assistenziale regionale”.
