PETTORANELLO DEL MOLISE. Ikf prova a rassicurare i sindacati. Dopo la recente richiesta di concordato preventivo a seguito di un duplice contenzioso giudiziale che ha determinato la cessazione delle attività presso le proprie società Luigi Botto spa e Sintesi Spa – che costituivano insieme alle Officine tessili italiane di Pettoranello l’attività essenziale dell’investing company milanese – l’azienda guidata attualmente da Andrea Maria Gritti vuol andare avanti nel progetto di rilancio di Ittierre.

Un’ipotesi che, per quanto fantasiosa possa sembrare ai più scettici, troverebbe fondamento in una lettera formale di risposta alle sigle sindacali molisane Filctem–Cgil, Femca–Cisl, Uiltec–Uil e Ugl-Tessili le quali, il 19 luglio scorso, avevano inviato una missiva alla società d’investimento meneghina chiedendo un incontro tra le parti. Incontro concesso nella prima settimana di settembre, come si apprende dagli stessi sindacati. Francesco Di Trocchio, segretario provinciale della Femca–Cisl, in un’intervista a ‘Telemolise’ ha riferito di “rassicurazioni formali” pervenute dall’azienda. La quale, nella lettera di risposta, avrebbe affermato testualmente di “confermare l’intenzione di dedicare tutte le proprie risorse al fine di continuare il piano industriale di Oti o consentirne lo sviluppo necessario e indispensabile per il raggiungimento dei medesimi propositi che avevano indotto l’acquisizione del ramo di azienda di Ittierre”. A supporto di ciò, Ikf ha anche precisato che la domanda di concordato non pregiudica l’attività di rilancio, “ma ne permette l’esecuzione in condizioni più stabili e controllate”. Nonostante ciò, Di Trocchio non ha nascosto i propri timori: “Siamo preoccupati – queste le sue parole – perché Oti rappresentava il trampolino di lancio della vecchia Ittierre. È chiaro, i numeri non sarebbero stati quelli della vecchia azienda, ma poteva essere prodromico di un’inversione di tendenza, quindi di poter ricreare lavoro, occupazione e rilanciare la filiera. La speranza, è che Oti faccia un salto di qualità e che quindi mantenga i livelli occupazionali (40 dipendenti, ndr) e che addirittura ci sia una prospettiva di aumentare questi numeri. Perché la città di Isernia è veramente in uno stato di disperazione”.