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La scuola metafora della vita: il nuovo libro di Tonino Petrocelli

Si intitola ‘Un’esperienza singolare’ l’opera edita da ‘Terzo Millennio’ e ambientata in un istituto del Meridione. Legalità e decadimento sociale al centro del volume


ISERNIA. La scuola può davvero diventare ‘Un’esperienza singolare’. Lo sa bene Tonino Petrocelli, preside, insegnante e artista di Acquaviva d’Isernia, che ha raccontato nel suo ultimo libro, pubblicato per ‘Terzo Millennio’, una storia originale ambientata in un istituto scolastico del Meridione.

Settantanove anni, fratello del compianto parlamentare Edilio, padre nobile della Provincia di Isernia, Tonino Petrocelli ha svolto una lunga attività artistica e ha scritto per le edizioni ‘Il Bene Comune’ il volume ‘La casa sul colle della Civetta’. In questa nuova opera da leggere tutto d’un fiato, arricchita dalla prefazione di Norberto Lombardi e da una postfazione di Fernando Cefalogli, la scuola assurge a metafora della vita, quella vissuta nelle difficili, crude realtà del Mezzogiorno, e i vari personaggi divengono lo specchio della società in tutte le sue sfaccettature.

“Ne viene fuori – si legge nella presentazione del libro, a cura del direttore di isNews Pasquale Bartolomeo – una figura dalla grande umanità, avulsa dalle pastoie della burocrazia ministeriale e dalla pedanteria che spesso ingabbia i dirigenti scolastici tra circolari, decreti, provvedimenti e note. Tuttavia, nonostante la sua disponibilità all’ascolto dei genitori degli alunni, dei professori, del personale scolastico nella sua interezza, nel suo essere sempre dalla parte dei ragazzi, il protagonista si scontra con un ambiente intriso di un malcostume tipicamente meridionale, dove il valore irrinunciabile della legalità fa i conti, tutti i giorni, con una subcultura inquinata dalla camorra. Una realtà disastrata, che nessuno – nemmeno il preside di Petrocelli – salverà miracolosamente da se stessa. Un barlume di speranza è rappresentato dallo spirito critico di alcuni allievi che aprono le proprie menti al cambiamento, a una scuola migliore, a un’istruzione più adeguata e più moderna. Come anche da Stefania, la giovane donna che vuol provare a cambiare le cose con l’impegno politico, diretto, in prima persona: senza paura, senza nascondersi come gli altri nella trincea dell’omertà”.

Da sottolineare anche il linguaggio stilistico utilizzato. “Il fascino più sottile di questa lettura – scrive infatti nella prefazione Norberto Lombardi – deriva proprio dal continuo incastro di registri culturali e narrativi, da questo agile rimbalzo tra la composta prosa della relazione ispettiva, la tensione dell’impegno di affermare una regola di ordine di un ambiente caratterizzato da alegalità e opportunismo, la disponibilità a corrispondere agli spiragli di umanità che scontrosamente si offrono al preside-forestiero, la solidarietà per le persone che nella loro autenticità meglio esprimono le contraddizioni e le speranze di una società marginale e dolente”.

Inevitabile il paragone con un altro libro che racconta le scuole del Mezzogiorno: ‘Io speriamo che me la cavo’ di Marcello d’Orta. Manca tuttavia l’umorismo di quest’ultimo: l’autore sceglie volutamente una prosa più asciutta, tremendamente realistica nel descrivere le vicissitudini di un uomo fuori contesto quale il suo preside si trova a essere in un ambiente di degrado morale e umano diffuso, che non si cambia col semplice passaggio di un uomo per bene.

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