HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIStefano Iannaccone presenta ‘Storia di un amore all’anatra’

Stefano Iannaccone presenta ‘Storia di un amore all’anatra’

Nel piccolo Spazio Libero ‘Il Proscenio’ di Isernia. Nell’intervista all’autore la trama di un romanzo che narra un viaggio a Praga di una coppia conflittuale. Un thriller sentimentale, con sullo sfondo la precarietà di una generazione


ISERNIA. Un volo verso Praga. Una coppia conflittuale. Una sequenza di sensazioni grottesche che riempie il tragitto verso la fiabesca capitale. Ma Mattia non è un tipo da fiaba: lui, giornalista precario, consuma la propria vita in una realtà metropolitana fatta di crisi e disillusione. E Veronica, la sua fidanzata dal temperamento leggero e a tratti frivolo, è spesso divisa tra l’amore che prova per lui e la noia che il loro rapporto le provoca. E tra di loro, Alberto, enigmatico cinquantenne legato alla capitale ceca e ai suoi trascorsi storici da un trauma giovanile.

In ‘Storia di un amore all’anatra’ (ed. Les Flaneurs) di Stefano Iannaccone (giornalista e scrittore, già autore di ‘Andrà tutto bene’ e ‘Fuori Tempo Massimo’), si intrecciano le storie dei tre protagonisti; storie differenti ma unite da uno stesso comun denominatore, che è lo stesso di chiunque si ritrovi a fare i conti con la propria esistenza, col passato di rimpianti e di ricordi, e col futuro che si desidera e che spesso non è.

Di questo si parlerà domani, 9 dicembre, al Piccolo Spazio Libero ‘Il Proscenio’ (in via Renato Lorusso, 11) di Isernia. A dialogare con l’autore del romanzo, Stefano Iannaccone, saranno i giornalisti Carmine Gazzanni (‘La Notizia’ ‘Left’, ‘Linkiesta’) e Giorgio Velardi (‘La Notizia’), già ‘Il Fatto Quotidiano’, autore del libro-inchiesta ‘Orgoglio e vitalizio’, edito da Paper First). Reading curato dai giovani allievi del Teatro ‘Il Proscenio’. L’evento, ad ingresso libero, avrà inizio alle ore 18.00.

Cosa vuoi comunicare con questo romanzo, peraltro il tuo terzo?
“Storia di un amore all’anatra è un romanzo che vuole raccontare un po’ di cose. Un amore, strano, all’anatra (chi leggerà, capirà il perché). Ma anche tutto il percorso della ricerca personale, della difficoltà a ritrovare la propria identità attraverso le difficoltà”.

Come nasce la storia?
“La scintilla della narrazione è il viaggio a Praga di una coppia, un lui – Mattia – introverso e una lei – Veronica – decisamente più vivace. Ma questo viaggio d’amore finisce bruscamente: lei scappa, di notte, senza un motivo reale se non uno dei tanti litigi. Da qui il meccanismo è quello di una sorta di thriller. Per questo mi piace utilizzare l’espressione thriller sentimentale. E anche un po’ generazionale”.

Perché generazionale?
“La ragione è semplice: sullo sfondo c’è sempre la precarietà, lavorativa così come nei rapporti umani, dei protagonisti più giovani. Ma nel romanzo ci sono anche altre figure, più mature, afflitte comunque da questa tensione di incertezza, di precarietà costante. Anche se, tra le righe, si può intuire che la motivazione è diversa”.

Perché Praga?
“Sintetizzo in tre concetti: è una città romantica per antonomasia, ideale per un viaggio di coppia; è una città con una storia particolare, la prima di fatto a liberarsi dal regime comunista e la cosa mi serviva per la storia; ed è una città che mi ha conquistato quando l’ho visitata”.

Il mondo dell’editoria è piuttosto complesso. Quali riscontri hai avuto finora?
Ho avuto la fortuna di trovare Les Flaneurs come casa editrice che ha creduto in me, investendo. Ora si colgono i risultati: il libro è andato in ristampa a pochi mesi dalla pubblicazione. L’obiettivo è un’altra ristampa a inizio 2018. Per il resto i riscontri di critica sono buoni e spero anche di trovare qualche riconoscimento ai concorsi a cui sto partecipando o a cui parteciperò.

Ultima domanda, scontata, ma necessaria: altri progetti in cantiere?
“Per ora proseguo la promozione di Storia di un amore all’anatra. Ma nel cantiere c’è già qualcosa: un quarto romanzo che è in attesa di finire la primissima stesura. Sono curioso io stesso: è un qualcosa di molto diverso dai primi tre. Meno ironico e più intenso”.

Carmine Gazzanni

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