Tra la dinamica Praga e la gelida Fairbanks, cittadina da poco più di 30 mila abitanti, ci sono migliaia di chilometri, nove ore di fuso orario, parecchi gradi di differenza e stili di vita completamente diversi. Ma è proprio questo ad attirare l’intraprendente Serena: “Dell’Alaska avevo in mente le classiche immagini che si vedono in Tv. Ero curiosa di capire come si potesse vivere a quaranta gradi sotto zero. Così mi sono messa a cercare casa e ho scoperto che la maggior parte degli alloggi qui non hanno acqua corrente, né bagno. Si chiamano dry cabin e sono dotate solo di una specie di latrina esterna. Nel centro di Faribanks, però l’acqua c’è sono riuscita a trovare prima uno studio e poi l’appartamento che oggi divido con una studentessa messicana”.

La capacità di adattamento della giovane molisana è fuori discussione. In un luogo in cui in pieno inverno non si superano le tre ore di luce al giorno, gli alci girano indisturbati per la città e l’incontro con un orso è un fatto tanto probabile da indurre i cittadini portare sempre con sé uno spray al peperoncino, sapersi concentrare sul lavoro senza perdere il buon umore non è da tutti. “È importante prendersi cura di sé stessi in un modo un po’ speciale. Si cerca di stare insieme. La sera c’è la possibilità di ritrovarsi per cena o per bere qualcosa al pub. In estate la vita è più semplice”, ha raccontato Serena, che a Fairbanks è direttrice del laboratorio di analisi molecolari dell’Università. “Vivere in Alaska è un’esperienza bella ma molto intensa. Il mio sogno è la California, ma mi piacerebbe anche vivere a New York o a Boston. Credo che negli Stati Uniti ci siano valanghe di opportunità da cogliere al volo, specialmente per i giovani. Dell’Italia mi manca la famiglia, ma anche lo spirito allegro delle persone, la risata facile, il nostro umorismo. Però, per il momento, non penso di tornare. Vorrei riuscire a trovare lavoro in una grande Istituzione e poter condurre dei progetti concreti per salvare l’ambiente. Con Trump ci sono stati tagli alla ricerca e la comunità scientifica soffre di questa situazione. È importante che tutti capiscano che l’inquinamento è dannoso per la salute della terra ma anche per quella degli esseri umani”.

Pierre

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