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A Palazzo San Giorgio la mozione sulle dipendenze: Durante e Di Bartolomeo scuotono l’assise

Perché alle famiglie vanno forniti strumenti per affrontare il problema ma anche soluzioni vere, non solo di facciata. Interventi nei quartieri più a rischio, anche se ormai il fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti non conosce distinzione, né territoriale né di estrazione sociale. Certo, ragiona ancora Di Bartolomeo, lì dove ci sono difficoltà economiche, disagi, allora tutto si complica. “Regaliamo una casa a queste famiglie, diamo loro un ambiente dignitoso” perché anche il contesto nel quale si vive diventa una nuova opportunità. “Allora, per stare vicino a mio figlio, persi 40 chili – ricorda Di Bartolomeo con compostezza e dignità – lui mi diceva: papà, ma se tu non riesci a fermarti davanti ad un piatto di pasta, come potrei riuscirci io con la droga? “. E già da allora Campobasso mostrava i suoi due volti: la facciata di una cittadina benestante ed agiata, il cuore di un microcosmo dove la droga ha sempre circolato, in tutti gli ambienti.

Nemmeno il presidente del Consiglio le manda di certo a dire. Michele Durante apre la sua vita, passata al tritacarne continuamente. “Ho una sensibilità personale ed emotiva di fronte a questa questione che, negli anni Novanta, era annoverata fra le malattie dell’anima. Ho cambiato la mia vita ma ancora oggi la mia storia viene utilizzata in maniera subdola per screditarmi. Non ultimo nel corso della scorsa campagna elettorale, fatto questo oggetto di un mio esposto denuncia per diffamazione a mezzo web”. La prospettiva dalla quale Michele Durante analizza l’intera vicenda è duplice e per questo completa. Cosa fare, cosa c’è fuori.

Fuori c’è di tutto: droghe leggere che non lo sono più perché addizionate da agenti chimici che creano immediata dipendenza, droghe sintetiche che fanno danni irreparabili, cocaina a pochissimo prezzo al punto che non è più droga da ricchi e, ancora, eroina. “L’età con la quale si viene a contatto con le droghe si è notevolmente abbassata, le famiglie sono disorientate e disarmate” continua ancora raccontando come, negli ultimi anni, anche la posizione geografica del Molise abbia creato ulteriori traffici. C’è la domanda, però. E per questo c’è l’offerta. Ed è questa la prima catena da spezzare offrendo “politiche che abbiano obiettivi anche a lunga scadenza, perché il problema ci sarà sempre. Ma le famiglie, la scuola e le istituzioni, dovranno essere i protagonisti di una risposta collettiva.. Retaggi culturali, mancate informazioni, scarsa prevenzione: tre ingredienti che, messi insieme, innescano una bomba, pronta ad esplodere in ogni casa. Senza distinzioni di quartiere, ambiente sociale, scolarizzazione, possibilità economiche”

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